Arrestato il Mullah Krekar: chi è l’uomo nel mirino dell’intelligence da 15 anni?


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Sono 16 cittadini curdi e un kosovaro i presunti terroristi destinatari delle misure cautelari emesse dalla magistratura di Roma ed eseguite dai carabinieri del Ros in Italia e in diversi Paesi europei. Alcuni degli indagati sarebbero morti in combattimento in Iraq e in Siria. Alle indagini hanno collaborato le autorità giudiziarie e di polizia di Regno Unito, Norvegia, Finlandia, Germania e Svizzera, coordinate da Eurojust. Il capo dell’organizzazione smantellata dai carabinieri del Ros è Faraj Ahmad Najmuddin, alias Mullah Krekar, detenuto in Norvegia, già fondatore nel 2001 del gruppo terroristico Ansar Al-Islam. L’organizzazione terroristica aveva dunque in Norvegia la sua mente e cellule in diversi Paesi, tra cui una “importantissima” in Italia. Il Mullah Krekar dal carcere “ha continuato a rappresentare la guida non solo ideologica dell’organizzazione, mantenendone anche la direzione strategica sulle questioni più importanti, quale la partecipazione al conflitto siriano o la decisione di allinearsi con Isis”.

CHI E’ IL MULLAH KREKAR

È dall’inizio degli anni 2000 che Najmuddin Farah Ahmad, alias Mullah Krekar, è motivo di allarme e imbarazzo per le autorità norvegesi e, con il crescere della sua fama, per i servizi di intelligence di mezzo mondo, a cominciare da quelli statunitensi. L’inchiesta che oggi lo vede implicato e -nuovamente- arrestato è, per certi versi, la riproposizione di altre inchieste che lo hanno riguardato nel corso di questi anni.

A cambiare, col mutare delle gerarchie nell’universo jihadista, è l’alleato di turno al quale gli inquirenti accostano Krekar: un tempo Al Qaeda, oggi lo Stato Islamico. Cinquantanovenne, di origini curdo-irachene, nel 1991 trovò rifugio in Norvegia, sfuggendo alle repressioni di Saddam Hussein nel nord dell’Iraq. A differenza della moglie e dei quattro figli, Krekar non ha la cittadinanza norvegese. Questo ha consentito alle autorità di Oslo di emettere fin dal 2003 nei suoi confronti var ordini di espulsione, tutti contestati da Krekar in tribunale e di fatto non eseguibili, per il fatto che il mullah, se consegnato alle autorità del governo regionale curdo, potrebbe essere condannato a morte.

Nel 2001, mentre godeva del diritto di asilo in Norvegia, Krekar per sua stessa ammissione fondò nel Kurdistan iracheno il gruppo islamista Ansar al Islam, una sigla che poi ricomparve anche durante il lungo e sanguinoso dopoguerra che fece seguito alla caduta di Saddam Hussein. L’obiettivo di Ansar Al Islam era la creazione di uno stato autonomo fondato sulla sharia. Krekar si dissociò dalle violenze commesse dal gruppo in Kurdistan, sostenendo di averne abbandonato la leadership prima della deriva terrorista.

Nel 2006 fu inserito nella lista anti terrorismo dell’Onu. L’anno successivo la Corte suprema norvegese stabilì che Krekar è un «pericolo per la sicurezza nazionale», emanando un nuovo ordine di espulsione. Nonostante questo, entrando e uscendo dai tribunali e finendo a più riprese in carcere, Krekar ha continuato in questi anni, più o meno indisturbato, a lanciare proclami, a minacciare di morte i suoi avversari, come l’ex premier conservatore norvegese Erna Solberg. E ha continuato a raccogliere proseliti. Fino al nuovo -e forse definitivo – stop impostogli dall’operazione Jweb.

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