La Francia paga le sue contraddizioni in Siria: ora l’Europa cambi strategia o sarà la fine


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(Alessandro Aramu) – Gli attentati di Parigi sono l’onda lunga della guerra in Siria, dove il caos regna da oltre quattro anni. La Francia di Hollande paga le contraddizioni della sua politica estera: pur di abbattere Bashar al Assad non ha esitato a finanziare e ad armare una rivoluzione che fin dall’inizio ha mostrato il volto dell’estremismo politico e del fanatismo.

Il terrorismo non è rappresentato solo dall’ISIS (o dai qaedisti di al Nusra) ma da una serie di gruppi armati, di matrice jihadista, che in modo irresponsabile vengono finanziati e armati quotidianamente dall’Occidente e dai suoi alleati pur di far cadere il governo di Damasco. Un esempio, tra i tanti, è rappresentato dai cosiddetti ribelli del Fronte Islamico, composto da vari gruppi armati di ispirazione salafita che auspicano tutti la nascita di un emirato in Siria governato secondo le leggi della Sharīʿa. Il Fronte Islamico non riconosce i concetti di laicità e democrazia.

Il Fronte Islamico è come l’ISIS, la matrice è la stessa. E’ meno potente e radicato ma i suoi obiettivi sono gli stessi. Malgrado ciò, gli Stati Uniti di Obama e la Francia di Hollande non considerano i suoi miliziani dei terroristi ma dei ribelli (buoni) da utilizzare in funzione anti Assad. Come tali, vengono armati e sostenuti nella loro lotta al governo di Damasco. E’ un errore strategico, uno dei tanti, che sta devastando il paese arabo e procurando il caos in Europa grazie ai cosiddetti terroristi di ritorno.

Gli attentati erano largamente previsti, soprattutto in Francia dove vive la più grande comunità islamica del vecchio continente e che nel solo 2015 ha prodotto circa 1500 giovani, legati al network del radicalismo islamico, coinvolti nelle guerre in Siria e Iraq.

L’Occidente deve risolvere queste contraddizioni, combattendo seriamente il jihadismo globale senza alcun tipo di distinzione. Per questa ragione, serve una grande alleanza internazionale che vada da Obama a Putin e comprenda anche la Siria. L’Europa può e deve svolgere il ruolo di cerniera tra le due grandi potenze mondiali, prendendo atto che i veri nemici da abbattere sono i terroristi sponsorizzati dalla Turchia e dalle monarchie del Golfo. Per farlo ha bisogno anche di Assad, la cui sorte dovrà essere decisa dal popolo siriano una volta che il mostro tentacolare dell’estremismo politico di matrice islamica sarà definitivamente sconfitto .

 

Twitter@AleAramu

 

Alessandro Aramu (1970). Giornalista professionista. Laureato in giurisprudenza è direttore della Rivista di geopolitica Spondasud. Autore di reportage sulla rivoluzione zapatista in Chiapas (Messico) e sul movimento Hezbollah in Libano, ha curato il saggio Lebanon. Reportage nel cuore della resistenza libanese (Arkadia, 2012). È coautore dei volumi Syria. Quello che i media non dicono (Arkadia 2013),Middle East. Le politiche del Mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia Editore 2014). E’ autore e curatore del volume Il genocidio armeno: 100 anni di silenzio – Lo straordinario racconto degli ultimi sopravvissuti (2015), con Gian Micalessin e Anna Mazzone. E’ responsabile delle relazioni internazionali della Federazione Assadakah Italia  – Centro Italo Arabo  e Presidente del Coordinamento nazionale per la pace in Siria.

 

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