Parigi, chiamateli assassini


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(Costantino Ceoldo – Pravda)  – Non chiamateli kamikaze! I kamikaze sono stati un fenomeno unico nel loro genere. I kamikaze erano soldati che si lanciavano volutamente e volontariamente contro una morte certa quanto inutile per gli esiti di una guerra oramai persa, contro un nemico militare e non contro civili indifesi. Nessun samurai dei tempi antichi avrebbe mai compiuto un massacro di civili impegnati a guardare una partita di calcio, ad ascoltare un concerto, a passeggiare per un mercato. Se lo avesse fatto, il suo onore si sarebbe macchiato per sempre da questo supremo atto di codardia.

Non chiamateli musulmani! L’Islam non è una religione che invita i suoi fedeli a macellare come animali tutti gli altri. Come insegnò il Profeta dell’Islam: “Chi farà del male a un non musulmano mi avrà nemico nel Giorno del Giudizio”. Il Corano è pieno di inviti alla pace, come lo sono la Bibbia, il Talmud e il Vangelo. Semmai l’Islam è in questo caso una religione martire, offesa nel suo essere avvelenata dalla cattiveria di pochi che cercano di pervertirla agli occhi del mondo, per vili interessi economici e politici.

Allora come chiamarli? Assassini. Terroristi. Sicari. Questi sono gli appellativi che meritano coloro che hanno massacrato più di 120 persone a Parigi, pochissimi giorni fa. Vigliacchi. Codardi. Senza cuore, onore, Patria.

Morti, non avranno trovato alcun Paradiso ad attenderli ma solo il gelido inferno della totale lontananza da Dio.

Perché sono stati scelti e mandati proprio loro? Perché qualcuno ha scoperto che esistono persone deboli e malleabili che si lasciano addestrare per commettere simili bestialità. Ora vengono scovati tra i seguaci dell’Islam ma siamo di fronte ad un metodo che è stato inventato per uno scopo preciso ed è un metodo ancora in fase di affinamento. In futuro, se sarà necessario, verranno magari scelti tra i cristiani, tra gli ebrei (magari come quello che uccise Isaac Rabin) tra i buddhisti, tra gli appartenenti di una qualsiasi religione che possa servire allo scopo criminale del momento.

Assassini come questi sono un’arma perfetta: determinati nel compiere la loro missione, non si fermano davanti a nulla. Non hanno ripensamenti e si autodistruggono nel portarla a termine o vengono comunque abbattuti dalle forze di sicurezza.

Perché, quando la polizia non basta e l’esercito è troppo, possiamo sempre contare sulle forze di sicurezza. Gli esecutori muoiono ma si trovano poi le loro carte di identità, i loro passaporti, addirittura delle videocassette. E’ vero che tutti questi assassini vogliono essere ricordati dai loro estimatori e futuri emuli ma spesso si è davvero davanti ad un’orgia di prove, di dettagli, di particolari che emergono immancabilmente a posteriori. Nel dopo, i Servizi Segreti fanno sempre la loro parte ma nessuno si chiede come mai sempre e solo dopo. A che serve una polizia segreta se non riesce a prevenire eventi come quelli di Parigi? Per quale motivo dotarla di poteri diversi dalla polizia ordinaria se riesce a combinare qualcosa solo dopo che i morti si contano a cataste? Sono domande che rimangono senza risposta. Come senza risposta sono le domande su chi siano i veri mandanti e i veri finanziatori dei terroristi, sul dove e come trovarli. O almeno non hanno risposta per chi non vuole né intendere né capire sul serio. Basterebbe guardare aldilà dell’Oceano Atlantico tanto per cominciare ma anche a qualche Paese del Medio Oriente.

La Francia ha avuto una politica ondivaga nei confronti della crisi Siriana, alternando l’intenzione di smettere di combattere la Siria ad un impegno feroce a favore dei terroristi che la insanguinano da cinque lunghi eterni anni. Circolano molte foto di terroristi che impiegano missili anticarro Milan contro le truppe siriane. I Milan sono fabbricati in Francia. I Milan non si trovano dal fruttivendolo sotto casa né possono essere ceduti dagli eserciti che li hanno acquistati come se fossero caramelle. E quindi possiamo dire che la Francia ha pagato il triste prezzo della sua politica. Questo nel migliore dei casi. Nel peggiore, si è invece trattato di una operazione sporca, sotto falsa bandiera. C’è una lunga tradizione in Occidente riguardo questo tipo di operazioni e sarà solo il tempo a dirci quali frutti il futuro ci riserva.

Di sicuro i nostri dubbi saranno legittimati se riprenderà il mantra assurdo “Assad deve andarsene!” o che bisogna bombardare la Siria perché il suo governo legittimo non riesce a sconfiggere i terroristi. Il governo francese dovrà avere un bel coraggio per dire una cosa simile ma l’attuale occupante dell’Eliseo non brilla per statura politica. I tempi di De Gaulle sono davvero passati.

Voglio concludere queste poche righe con una riflessione finale.

Adesso tutto l’Occidente piange i morti di Parigi, vittime di una strage orribile. Vite spezzate, futuri cancellati, lacrime e dolore sparsi come il contadino semina il grano.

Eppure la Siria sventurata soffre queste cose da cinque anni e nessuno in Occidente si è mai stracciato le vesti per il popolo siriano e le sofferenze che patisce da così lungo tempo. Prima della Siria è toccata alla Libia che un tempo era una prospera Nazione mentre ora è distrutta dai terroristi spalleggiati dalla NATO, dopo otto mesi di bombardamenti aerei. Prima ancora, è toccato all’Iraq. Nessuno in Occidente piange i morti di queste Nazioni, nessuno in Occidente prega per le anime dei loro popoli. Nessuno si ricorda mai dei Palestinesi di Gaza, nemmeno quando vengono bombardati con bombe al fosforo dall’aviazione israeliana.

Nessuno in Occidente ha acceso candele alle finestre per ricordare i morti del volo russo precipitato sul Sinai egiziano. Ed erano più di duecento! Uomini. Donne. Bambini. Anzi, la loro tragedia è stata profanata da un giornalaccio da quattro soldi pubblicato a Parigi che vi ha dedicato una sua ennesima vignetta infamante.

Per qualcuno i morti non sono tutti uguali ma appartengono a categorie diverse. Per qualcuno ci sono morti che muoiono un po’ meno degli altri.

 

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