Rsf: nel 2015 uccisi nel mondo 70 giornalisti per la loro professione


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Più di due terzi dei giornalisti morti quest’anno sono stati deliberatamente uccisi a causa della loro professione. È quanto emerge dal rapporto annuale presentato dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) a New York. Per il Cpj, 69 giornalisti, otto in più rispetto al 2014, sono stati uccisi in tutto il mondo mentre stavano facendo il loro lavoro. Allo stesso tempo, l’organizzazione Reporters sans frontieres (Rsf) oggi ha pubblicato la sua relazione annuale in base alla quale 67 giornalisti sono morti mentre svolgevano il loro lavoro, «uno in più» rispetto all’anno precedente.

In 43 casi non è chiara la causa della morte. Il 40 per cento dei cronisti è stato ucciso da gruppi terroristici, come lo Stato islamico o Al-Qaeda. Come nel 2014, il Paese più pericoloso per esercitare la professione è stato la Siria, nonostante il numero dei giornalisti morti sia diminuito leggermente. Secondo il rapporto, all’elenco dei Paesi pericolosi si è aggiunta la Francia. «Quasi due terzi dei giornalisti uccisi quest’anno non erano in zone di guerra», ricorda Rsf.

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