Libia, le milizie governative smentiscono un arretramento: abbiamo il controllo di Sirte


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Il comando dell’operazione “al Bunian al Marsus” ha confermato di aver il controllo della città di Sirte, roccaforte dello Stato islamico (Is) in Libia, smentendo le notizie di un arretramento dalle posizioni conquistate nel fine settimana. Secondo quanto riferisce l’emittente televisiva qatariota “al Jazeera”, dopo aver circondato le forze jihadiste, le milizie fedeli al governo di Tripoli sono oggi impegnate nella messa in sicurezza delle retrovie e delle zone di Sirte dove potrebbero nascondersi cellule dell’Is pronte a colpire con attacchi kamikaze. In particolare si cercano kamikaze nelle case e autobombe già pronte all’uso nei garage. I combattenti dello Stato islamico ha tentato ieri di riprendersi la zona del porto di Sirte con una controffensiva senza successo. Due giorni fa, invece, i jihadisti hanno puntato alle retrovie delle milizie di Misurata con tre attacchi kamikaze nella periferia est e sud della città.

Le milizie filogovernative libiche hanno circondato le milizie dello Stato islamico a Sirte stringendoli in un diametro di 5 chilometri. In un comunicato diffuso dalle milizie che fanno capo al governo di riconciliazione nazionale di Tripoli si fa un bilancio dei combattimenti avvenuti nel fine settimana a Sirte e si spiega che “le nostre forze sono riuscite a compiere progressi sul terreno: sul fronte sud le nostre truppe controllano la zona di Harawa che si trova 70 chilometri a est di Sirte con 3 mila abitanti”. Le milizie fedeli al governo di accordo nazionale con sede a Tripoli sostengono inoltre di “aver respinto un tentativo di offensiva dello Stato islamico nel porto della città, neutralizzando un’autobomba che doveva essere lanciata contro le nostre truppe”.

Liberare Sirte dallo Stato islamico è un’operazione possibile e l’Italia sostiene l’impegno profuso dal premier designato Fayez al Sarraj, capo del Consiglio presidenziale con sede a Tripoli, contro il terrorismo e in favore dell’unità della Libia: lo ha detto nel fine settimana il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, in un messaggio su Twitter. “In Libia le forze fedeli al governo possono liberare Sirte da Daesh (acronimo in arabo del gruppo Stato islamico)”, ha scritto Gentiloni, aggiungendo che il governo italiano appoggia l’impegno di Sarraj contro il terrorismo e per l’unità della Libia. Secondo Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare della Nato e vicepresidente commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, l’avanzata delle forze governative a Sirte “è davvero una bella notizia per la stabilità della Libia e per il contrasto al terrorismo.

L’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, Martin Kobler, si è detto “colpito” dai rapidi progressi delle forze militari del governo di accordo nazionale di Tripoli contro lo Stato islamico a Sirte, minacciando al tempo stesso possibili azioni penali contro le milizie libiche della Cirenaica accusate di crimini di guerra. Attraverso Twitter, il diplomatico tedesco delle Nazioni Unite ha lanciato un appello alla comunità internazionale per inviare forniture mediche in Libia. L’ospedale di Misurata, infatti, fronteggia un crescente numero di feriti provenienti dal fronte di Sirte. Kobler, inoltre, ha detto che la Corte penale internazionale dell’Aia indagherà sui nuovi presunti crimini di guerra in Libia: la dichiarazione segue le notizie di raid indiscriminati dell’autoproclamato Esercito libico a Derna, roccaforte islamista assediata nell’est del paese. Kobler ha voluto “ricordare a tutti i combattenti di rispettare il diritto umanitario internazionale” e che “i civili non devono essere colpiti”, dicendosi “profondamente rattristato” per la morte di due bambini e due donne nei raid di Derna. “Colpire i civili è un crimine di guerra”, ha detto l’inviato Onu. “Coloro che uccidono i civili devono essere ritenuti responsabili”, ha aggiunto Kobler

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