Attentato in Siria: 44 morti e 170 feriti ma la stampa occidentale chiude gli occhi


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E’ salito a 44 morti e 170 feriti il bilancio dell’attentato avvenuto nella periferia occidentale della città di Qamishli, nel nord della Siria. Lo riferisce l’emittente televisiva “al Arabiya”, secondo la quale il bilancio è però destinato a salire. L’attentato, avvenuto nella zona della Siria vicina al confine con l’Iraq controllata dai curdi, è stato rivendicato dallo Stato islamico. Con una nota il gruppo jihadista ha spiegato che “un kamikaze a bordo di un camion bomba ha colpito una sede delle unità di difesa curde che fa capo al servizio di sicurezza, difesa e reclutamento di Qamishli”. In un primo momento, l’emittente televisiva siriana  “Al Ekhbariya”,  vicina al governo di Damasco, aveva parlato di due autobombe esplose e di 22 morti.

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L’attentato ha colpito una sede del Partito dell’Unione Democratica (Pyd) che ospita anche alcuni ministeri della zona autonoma amministrata dai curdi. La maggior parte delle vittime di questo attentato sono infatti membri della sicurezza del Pyd. In un messaggio il presidente della regione del Kurdistan iracheno, Masoud Barzani, ha condannato l’attentato parlando di “un attacco terroristico selvaggio che mi rende profondamente triste. Porgo le condoglianze alle famiglia dei nostri fratelli e sorelle morti a Qamislo, nell’ovest del Kurdistan”. Barzani ha ordinato alle autorità sanitarie di Dihuk – la zona curdo irachena che confina con quella curdo siriana del Rojava, dove si trova Qamishli – di intervenire per aiutare i feriti.

 

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La notizia del massacro è in larga parte ignorata dalla stampa italiana e straniera, relegata a notizia secondaria. Tutto ciò stride con l’enfasi data agli attentati e ad altre azioni criminali commesse in altre parti del mondo, a partire dall’Europa, anche quando il terrorismo di matrice jihadista c’entra ben poco. Una maggiore attenzione su questi attentati costituisce una preziosa chiave di lettura per l’opinione pubblica su quanto sta accadendo da oltre cinque anni in Siria. Sovente, quelli che vengono considerati “ribelli moderati” dai governi occidentali, e come tali aiutati con armi e denaro, sono gli stessi che automaticamente vengono classificati terroristi quando commettono attentati in Europa. Una doppia definizione che è anche il frutto di una doppia morale: i terroristi sono buoni quando c’è da abbattere un nostro nemico (nella fattispecie Assad), invece sono cattivi quando commettono gli stessi atti in casa nostra. La verità, lungamente discussa e sviscerata, è che in Siria di moderato è rimasto ben poco e l’unica azione da intraprendere è debellare una volta per tutte il radicalismo islamico che non si esaurisce in Daesh ma vede come protagonisti tanti altri gruppi armati che la politica dell’Occidente ha contribuito a rendere forti.

(Francesco Gori)

 

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