Siria, Hollande contro la Turchia: l’intervento militare di Ankara è pericoloso


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L’intervento militare turco in Siria “comporta dei rischi” perché è mirato sia contro lo Stato islamico che contro le forze curde che combattono il gruppo jihadista. E’ quanto affermato oggi dal presidente francese, Francois Hollande, durante la conferenza annuale degli ambasciatori a Parigi. “Questi interventi multipli e contraddittori portano con sé il rischio di un’escalation”, ha detto Hollande chiedendo un cessate il fuoco immediato dopo che la Turchia ha attaccato postazioni curde nei dintorni della città di confine siriana di Jarabulus. “La Siria ha vissuto una tragedia terribile negli ultimi cinque anni”, ha aggiunto il presidente francese, ricordando che la città di Aleppo è stata teatro di “una catastrofe umanitaria su larga scala”.

Riguardo alla Turchia, il capo dello Stato francese ha sottolineato come sia “perfettamente comprensibile” che si difenda contro gli attacchi dello Stato islamico, ma ora, ha aggiunto, “la Turchia sta portando avanti azioni contro i curdi, anch’essi impegnati nella lotta allo Stato islamico con l’appoggio della coalizione internazionale (a guida statunitense”. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 40 civili sono morti nei bombardamenti delle forze armate turche contro postazioni delle milizie curdo-siriane Ypg (Unità di protezione del popolo) avvenuti domenica 28 agosto. Ankara ha riferito invece che nelle operazioni contro le Ypg sono stati uccisi 25 “terroristi curdi”.

Con il lancio dell’operazione “Euphrates Shield” mercoledì 24 agosto, la Turchia è intervenuta direttamente nel conflitto siriano, con il dispiegamento di forze speciali e il lancio di raid nei territori occupati dallo Stato islamico. Dopo la liberazione della città di Jarabulus, avvenuta lo stesso giorno, le forze turche hanno proseguito le loro operazioni, colpendo anche obiettivi delle milizie curde Ypg (considerate da Ankara un’organizzazione terroristica affiliata al Partito dei lavoratori del Kurdistan).

Gli Stati Uniti hanno definito “inaccettabili” gli “scontri” tra militari turchi e Ypg nel nord della Siria. “Vogliamo chiarire che questi scontri, in aree dove lo Stato islamico non è presente, per noi sono inaccettabili e una fonte di grande preoccupazione”, ha scritto l’inviato speciale degli Stati Uniti per la coalizione contro lo Stato islamico, Brett McGurk sul suo account ufficiale Twitter. “Chiediamo a tutte le parti in conflitto di ritirarsi – ha detto McGurk -. Gli Stati Uniti sono impegnati attivamente nel sostenere l’unità contro lo Stato islamico che rimane una minaccia letale e comune”.

Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha detto invece che Ankara continuerà a colpire le milizie curde nel nord della Siria se non manterranno la promessa di ritirarsi a est del fiume Eufrate. “Le Ypg devono ritirarsi sulla sponda orientale dell’Eufrate il prima possibile. Finché non lo faranno resteranno un nostro obiettivo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco.

Secondo Cavusoglu nelle aree in cui sono attive le milizie Ypg si è assistito ad azioni di pulizia etnica, anche contro la stessa popolazione curda contraria alla visione dei guerriglieri. Il ministro degli Esteri turco ha inoltre denunciato azioni di pulizia etnica nella città di Manbij, nel nord est della Siria, a circa 20 chilometri da Jarabulus sul confine turco-siriano. Manbij è stata riconquistata i primi di agosto dalle Forze democratiche siriane, milizia curdo araba appoggiata dagli Stati Uniti.

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