Vescovo di Aleppo: la pace in Siria sia fatta dai siriani. Noi bombardati dai ribelli


0 Condivisioni

 

In Siria “la pace è possibile ma questa deve venire dall’interno della Siria, dai siriani che hanno possibilità di vivere in pace. Sedersi ad un tavolo con l’aiuto dell’Onu è possibile”. Lo afferma monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, commenta le parole di Papa Francesco che si è rivolto “alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti che devono dare conto davanti a Dio”.

Nella zona Est di Aleppo, tenuta dai “ribelli islamici”, “mancano luce, acqua, medicinali, cibo”. La zona, dice il vescovo al Sir, “è bombardata dall’esercito”, mentre i ribelli “rispondono con razzi e bombe lanciate verso la zona Ovest, dove siamo noi” anch’essa senza acqua e luce. Tuttavia, per mons. Audo, “l’emergenza più grave è rappresentata dal fatto che la morte è diventata una cosa naturale e normale: è la spirale di violenza, di odio e di istinti terribili che invadono i luoghi e le persone. Dobbiamo fermare questa spirale”.

In un’intervista al quotidiano italiano Il Giornale, Monsignor Joseph Tobji, arcivescovo della comunità maronita di Aleppo, ha affermato che le sanzioni uccidono più dei missili e delle bombe: “I cristiani di Aleppo sopravvivono in una situazione di estrema sofferenza a causa delle sanzioni sciocche e immorali imposte alla Siria dall’ Europa”.

Il prelato nega che ci sia un assedio da parte dell’esercito governativo: “Assedio? Ma che vuol dire assedio? Aleppo è semplicemente divisa tra la parte orientale controllata dai terroristi e quella occidentale in mano al governo. I terroristi hanno rifiutato tutte le proposte di dialogo e riconciliazione. A questo punto l’esercito che deve fare? Non può che metterli all’angolo per difendere i civili”.

E ancora: “Quando i terroristi circondavano Aleppo oltre un milione e mezzo di civili sono stati costretti vivere senza acqua e senza elettricità per oltre nove mesi consecutivi. Ma nessuno ne ha mai parlato. Solo un mese fa sono arrivati quelli di Jabat Al Nusra, quelli di Al Qaida, con le autobombe e gli attentatori suicidi ed hanno tagliato tutti gli accessi alla zona occidentale di Aleppo per oltre due settimane. Anche allora nessuno ha detto nulla. Adesso che l’esercito fa il suo lavoro tutto il mondo strilla”.

Intanto centinaia di bambini e bambine di Aleppo, cristiani e musulmani, si incontreranno il 6 ottobre, per chiedere con le loro preghiere che nella città martoriata in cui vivono, e in tutta la Siria, si fermi la spirale di morte scatenatasi in questi ultimi giorni con particolare crudeltà proprio sui più piccoli e inermi. Lo ha riferito all’Agenzia Fides l’Arcivescovo Boutros Marayati, alla guida dell’arcieparchia armena cattolica di Aleppo. L’iniziativa, partita su impulso dei Padri Francescani, coinvolgerà in primo luogo gli alunni delle scuole. Metteranno anche le loro firme e le loro impronte su un appello per chiedere ai potenti del mondo di por fine alle stragi che si accaniscono con particolare crudeltà sui bambini, che in tuttte le guerre sono i più vulnerabili. “Ma soprattutto pregheranno. Pregheranno per tutti i loro coetanei. E confidiamo nel fatto che la preghiera dei bambini è più potente della nostra”, aggiunge l’Arcivescovo Marayati.

 

 

0 Condivisioni