La violenza sessista in Venezuela: arma prediletta della reazione imperialista e neocolonialista


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di Maddalena Celano

 La misoginia come “alleato-politico”

Un grottesco sito internet, The Voice for Man, in un articolo risalente al 2 agosto 2016 (link: http://it.avoiceformen.com/falseaccuse/venezuela-femminismo/ ), cita pedestremente, modificandone in malafede alcuni contenuti, un mio precedente articolo sul femminismo bolivariano venezuelano per la rivista SpondaSud   (link: https://spondasud.it/2016/07/femminismo-chavista-breve-linea-comprensione-11482).

Il grottesco sito è legato, a sua volta, al Movimento dei Padri Separati fondato negli USA da Richard Gardner, psicologo statunitense di estrema destra, apologeta della pedofilia (a sua volta, fu accusato di pedofilia e morì suicida), fautore di un modello familiare arcaico. In sintesi il soggetto in questione auspicava un ritorno dell’arcaizzante pater-familias con poteri illimitati verso moglie e figli. Un articolo rigoroso che contrasta l’ideologia pseudo-scientifica divulgata da Gardner afferma:

“Tutta l’elaborazione di Gardner si basa sulla totale incapacità di empatizzare con le donne e con i bambini vittime di situazioni di possibile maltrattamento intrafamiliare e con una fortissima identificazione con la figura del padre, accusato di pedofilia e di abuso sessuale ai danni dei propri figli. Colpevole o non colpevole, questo padre per Gardner meriterebbe di essere fortemente compreso e pienamente difeso. Questa figura paterna deve essere anche tutelata dai sensi di colpa. Non si tratta dunque di fermarlo, di impedire che possa nuocere ai propri figli, di spingerlo ad una responsabilizzazione, di farlo riflettere sulle umiliazioni subite nel suo passato che lo hanno indotto a desideri e ad agiti perversi. Non si tratta di sollecitarlo ad una riparazione del danno compiuto. Si tratta innanzitutto di decolpevolizzarlo. Nel libro intitolato “True and false accusations of child sex abuse – Cresskill NJ. Creative Therapeutics, 1992 a proposito del “padre pedofilo” Gardner scrive: “Egli (il padre pedofilo) deve essere aiutato a capire che, ancora oggi [la pedofilia nds], è una pratica diffusa e accettata letteralmente da miliardi di persone. Egli deve arrivare a capire che in particolare nella nostra civiltà occidentale si osserva un atteggiamento molto punitivo e moralista verso quel tipo di inclinazioni. Siamo cresciuti in una società in cui la pedofilia è fortemente scoraggiata e addirittura condannata”. Più avanti, Gardner aggiunge: “…Egli [il padre abusante nds] è stato nuovamente sfortunato relativamente al tempo ed al luogo nel quale è nato per quello che riguarda l’atteggiamento sociale della pedofilia …”. (http://www.cshg.it/wp-content/uploads/2013/10/10-Gardner.pdf).

Essendo note le appartenenze politiche di personaggi come Gardner (estrema destra americana), del suo staff, e del Movimento dei Patri Separati (visceralmente misogino, quanto anti-comunista e anti-socialista), è facile intuire dove vogliano arrivare sdoganando bufale di pessimo gusto sul Venezuela e sul femminismo, proponendo formule ideologiche poco scientifiche e poco rigorose. A proposito delle bufale divulgate dal sito The Voice for Men sul Venezuela, proporrei di leggere i numerosi articoli del prof. Attilio Folliero, in cui si evince una chiara “esagerazione” da parte dei medie occidentali che amplificano mediaticamente una crisi-economica, in realtà, del tutto eterodiretta e sollecitata dagli USA,  dalla Colombia e dal Messico. Attilio Folliero è un italiano che vive a Caracas da diversi anni, politologo, scrittore, poeta e saggista seguito in tutto il mondo ed ex docente universitario. I suoi articoli li troverete sul blog: http://umbvrei.blogspot.it.  I recenti attacchi da parte dei leaders dell’opposizione venezuelana contro le donne che ricoprono posizioni di potere, dimostrano la misogina e il carattere fascista della controrivoluzione neo-liberista in Venezuela.

L’8 aprile 2016, un articolo scritto, pubblicato e messo on-line dal governatore dello stato di Miranda e firmato dal leader del partito d’opposizione nazionale Primero Justicia (PJ), Henrique Capriles, in cui si riporta una volgare caricatura sessista, sessualmente esplicita della rettora del Consiglio Nazionale Elettorale, Tibisay Lucena, ha scatenato una polemica nel movimento bolivariano delle donne.

L’opposizione frequentemente fa riferimenti al corpo elettorale femminile e alle donne del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), mettendo in dubbio la loro integrità e la loro professionalità, accusandole di agire in maniera “capricciosa” e “umorale”.

Non è un caso che, nel Luglio 2016, un gruppo di donne venezuelane presenta presso il Ministero Pubblico (MP) una denuncia contro Henry Ramos, presidente dell’Assemblea Nazionale, e Henrique Capriles, governatore dello stato di Miranda, accusandoli di violenza domestica e di attacchi ingiustificati  contro Consiglio nazionale elettorale (CNE), in particolare contro Tibisay Lucena, sua presidente. Le donne che hanno sottoscritto la denuncia, parlano espressamente di violenza, incitazione allo stupro, intimidazioni, molestie e volgarità di ogni genere e sorta. “Chiediamo che vengano applicate misure di sicurezza per sradicare tali pratiche” che vanno contro le donne, hanno dichiarato. Il Movimento Nazionale delle Donne Rivoluzionarie del Venezuela ha definito quest’atteggiamento “golpista e misogino”. In Venezuela, l’aumento della violenza sessista da qualche tempo non è una novità. I primi segnali preoccupanti sono stati raccolti dalle Nazioni Unite. Il Comitato per l’eliminazione della Discriminazione contro le donne delle Nazioni Unite si è mostrato “profondamente preoccupato del fatto che la violenza contro le donne e le ragazze è molto diffusa e in aumento” in tutto il Venezuela.  L’ha stabilito l’osservazione conclusiva della settima e ottava relazione periodica presentata dal governo venezuelano, valutata nel mese di ottobre 2014. Il documento porta la data del 7 novembre 2014, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Statistiche non ufficiali ricavate dalla cronaca nazionale, indicano che 74 donne sono state uccise i primi mesi del 2014.

Il Comitato ha inoltre raccomandato lo sviluppo di un piano nazionale per prevenire e reprimere ogni forma di violenza, compresa la violenza che emerge contro le donne su internet. L’attivista femminista Vicky Aguirre ha affermato in un documento di riflessione che il disprezzo sessista di Henrique Capriles, espresso nel messaggio inviato dal social network Venerdì 8 aprile 2016 contro il presidente del Consiglio Nazionale Elettorale, non è solo espressione eccessiva e incontrollata di una libidinosa sete di potere ma anche il tentativo disperato di conquistare politicamente qualche sprovveduto misogino. La campagna infatti si basa sulla conquista di personaggi emotivi quanto negativi, si tratta di un’esplicita promozione di modelli comportamentali fascisti e misogini. Per Aguirre, è necessario denunciare e ripudiare la forte violenza di genere ripetutamente promosse da Capriles contro i membri del Potere Elettorale. La violenza di genere e la violenza elettorale sono unite nella strategia d’opposizione che ha cercato di delegittimare e mettere a repentaglio la trasparenza del Potere Elettorale del Venezuela, riconosciuto in campo internazionale. L’opposizione ha sempre cercato di imporre forme subdole di “frode” e irregolarità nello svolgimento del CNE, quando i risultati non lo favoriscono. La controrivoluzione fascista e neo-liberista si oppone ai successi e ai risultati del processo bolivariano, cercando anche di attaccare il contenuto femminista della rivoluzione.

 Il Movimento Bolivariano come Rivoluzione per le Donne

La Rivoluzione Bolivariana ha sostenuto le lotte delle donne venezuelane per i loro diritti in tutto il XX secolo. Durante il processo costituzionale in Venezuela, che ha portato alla nuova Costituzione del 1999, le donne in tutti i settori e di tutte le aree politiche erano protagoniste e il movimento femminista venezuelano ha riconosciuto e reso visibile trasversalmente i loro diritti.

La Costituzione Venezuelana è la prima costituzione al mondo che utilizza il linguaggio di genere nella sua interezza; riconosce i diritti sessuali e riproduttivi e, per la prima volta nella storia dell’umanità riconosce il lavoro di cura delle donne in famiglia e il lavoro domestico, come generatore di ricchezza.

Il Comandante Hugo Chavez, è stato il primo presidente del Venezuela e dell’America Latina dichiaratamente femminista. Parlando al Primo Incontro Nazionale Popolare e alla Rete della Banca per lo Sviluppo delle Donne nel marzo 2006, il comandante Chavez ha detto: “Nel sistema capitalista è impossibile sconfiggere l’esclusione e l’abuso contro le donne perché il sistema capitalistico si basa su valori negativi di esclusione, machismo, violenza e degrado, in particolare del ruolo femminile”.

Anche se vi è ancora molto da superare in una società che non è andato al di là del modello capitalista e patriarcale, la volontà politica del governo bolivariano, l’empowerment delle donne si manifesta in programmi, piani e progetti sociali; nella partecipazione delle donne in posizioni importanti all’interno dello Stato, come il potere giudiziario e il potere elettorale.

L’offensiva Misogina attacca tutto il Continente Latino-Americano

 L’offensiva neoliberale in America Latina, guidata dalla destra neo-liberista e neo-colonialista, tenta di rovesciare governi progressisti e di sinistra per ripristinare le politiche economiche a favore della grande capitale transnazionale, intravedendo nella violenza di genere uno strumento efficace.

Il recente assassinio dell’attivista honduregna Berta Caceres; il colpo di stato  giudiziario contro la presidente del Brasile Dilma Rousseff; la quantità di insulti e calunnie contro l’ex presidente dell’Argentina Cristina Fernandez Kirchner, sono espressioni di discriminazione e violenza nei confronti della leadership politica delle donne.

In effetti, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per le Donne (UNWomen) ha condannato la violenza sessista e la politica condotta contro la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, chiedendo salvaguardia dello stato di diritto.

“UN Women condanna ogni forma di violenza contro le donne, compresa la violenza sessista di ordine politico”, ha dichiarato l’agenzia in un comunicato. “Nessun dissenso politico o di protesta può giustificare o banalizzare la violenza, la pratica patriarcale e la misogina che invalida la dignità umana”, ha sottolineato UNWomen.

Inoltre, le femministe centroamericane, condannando il femminicidio di Berta Caceres, accusano il governo honduregno di complicità nell’uccisione dell’attivista, anche per ragioni di “genere”.

Siamo di fronte ad uno stupro della democrazia brasiliana e nuestramericana, questo segna il ritorno dei detestabili modelli pseudo-democratici del passato e delle dittature imposte crudelmente dal continente da nord. L’8 marzo 2016, il Tribunale federale supremo (STF) ha segnò l’inizio dell’”impeachment”, e quindi è stato dato l’avvio ad un colpo di stato. Un golpe perché il presidente Dilma Rousseff non ha commesso alcun crimine, ciò di cui è “imputata” è di utilizzare fondi statali per i programmi sociali.

Durante questo periodo, nonostante tutta l’influenza e la manipolazione dei mass media e della comunicazione transnazionale al servizio del capitalismo internazionale, quello che abbiamo visto è che il popolo brasiliano si è mobilitato su più fronti, con un unico obiettivo: fermare il colpo di stato in gestazione e di garantire i fondamenti della democrazia brasiliana.

In Venezuela è anche partito un violento attacco dei media di opposizione al governo bolivariano, la maggior parte delle Tv d’opposizione cercano di screditare le donne. Per esempio, è stata montata una vera e propria campagna diffamatoria contro Vice Cilia Flores, Procuratora Generale della Repubblica e Luisa Ortega Diaz; ministra del Potere Popolare per il sistema penitenziario e Iris Varela. Queste donne sono state “catalogate” come corrotte, inette e incapaci a esercitare le loro funzioni in base al loro genere.

L’ attivista femminista e socialista Maria Leon ha riferito a più riprese che la guerra economica contro la rivoluzione bolivariana è diretta anche a demoralizzare e attaccare la psiche e la dignità delle donne venezuelane, ogni volta che i prodotti d’igiene femminile mancano, stranamente sono i primi prodotti a “scomparire” dagli scaffali; ricordando che più della metà delle famiglie venezuelane sono dirette da donne. Soprattutto nei settori popolari, diverse sono le famiglie gestite ed amministrate da madri single (ragazze madri o vedove), questo comporta un’ esasperazione della situazione sociale.  L’8 marzo, il ministro Requena ha avvertito che poiché la maggior parte dell’opposizione occupa l’Assemblea Nazionale (AN), la destra desidera smantellare lo stato di uguaglianza e di giustizia sociale che è il pilastro della Rivoluzione Bolivariana. “Solo la rivoluzione garantisce i diritti umani delle donne, e questo è storicamente provato”. In Venezuela esiste una Legge Organica del Lavoro, la legge per l’allattamento al seno, la legge della paternità responsabile; il diritto fondiario che garantisce assegnazione di campi agricoli alle madri single ed alle famiglie con neonati, tutelando contadine e contadini, che in precedenza non hanno avuto alcuna sicurezza sociale. Tutti questi provvedimenti purtroppo sono a rischio: un ritorno d’inedia massiccia e malasanità è un pericolo reale.  Saranno colpite, a colpi di neo-liberismo machista, soprattutto le famiglie monoreddito (particolarmente se l’unico reddito è quello femminile). Anche un degrado della questione agraria (l’agricoltura in Venezuela è un settore fortemente femminilizzato) è un pericolo reale.

 

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