A 81 anni, Michel Aoun è il nuovo presidente del Libano. Si rafforza l’asse con Assad


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A 81 anni, Michel Aoun è diventato il nuovo presidente del Libano, il 13esimo, dopo due anni e mezzo di vuoto di potere. Un tempo acerrimo nemico del governo di Damasco, il generale Aoun oggi uno dei più convinti sostenitori del presidente Bashar al Assad, anche grazie all’alleanza con il movimento sciita Hezbollah. Assume la carica per la seconda volta, dopo la breve esperienza (1988-1990) negli anni finali della guerra civile, culminata nel drammatico attacco delle Forze siriane ai danni dell’esercito libanese al Palazzo presidenziale di Baabda, che lo costrinse in seguito all’esilio in Francia per quindici anni, dove Aoun fondò il Free Patriotic Movement, quello che oggi è il principale partito cristiano maronita, alla cui guida oggi c’è l’attuale ministro degli Esteri, Gebran Bassil.

Aoun è stato eletto al quarto turno di votazione, ottenendo la necessaria maggioranza più uno (64) dei voti del Parlamento (in totale ne ha ottenuti 83, come al primo turno). Le schede bianche sono state 36. Secondo il Patto nazionale del 1943, modificato parzialmente dagli Accordi di Taif del 1989, in Libano il presidente della Repubblica deve essere sempre un cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita e lo Speaker del Parlamento un musulmano sciita.

Al primo turno Aoun aveva ottenuto 83 voti, tre in meno di quelli necessari per avere la maggioranza dei due terzi dell’Assemblea (128 membri, ci cui oggi 127 presenti). La seconda votazione è stata ripetuta tre volte a causa di un reiterato errore nel conteggio (c’era un voto in più, ndr), provocando tensione nell’Assemblea, riportata all’ordine dallo Speaker Nabih Berri. Dopo la terza votazione, Saad Hariri si è avvicinato ad Aoun, col quale ha colloquiato qualche minuto. Sami Gemayel, a capo delle Falangi libanesi, ha contestato la regolarità della terza votazione, invocando il rispetto del regolamento dell’Assemblea parlamentare e provocando ulteriore bagarre in sala. E’ stata quindi cambiata anche la modalità: fino al terzo voto, l’urna all’interno della quale introdurre il proprio voto veniva fatta girare tra i banchi; per la quarta votazione si è deciso di sistemare l’urna al centro della sala, con i parlamentari chiamati ad alzarsi uno ad uno e apporre il loro voto di fronte all’Assemblea. Lo Speaker Nabih Berri – ultimo a votare – ha incaricato i parlamentari Antoine Zahra e Marwan Hamadeh di monitorare la procedura di voto, affiancando l’urna durante il passaggio dei parlamentari.

Aoun ha avuto il sostegno di una parte dei parlamentari del movimento Futuro di Hariri e degli sciiti di Hezbollah. Inoltre quello di alcuni altri movimenti della coalizione 8 marzo, come il partito armeno Tashnaq, e dei parlamentari del Partito socialista progressista guidato dal druso Walid Jumblatt. Decisivo per la nomina è stato l’endorsement che lo scorso 20 ottobre Saad Hariri – da sempre rivale politico di Aoun e figlio dell’ex primo ministro Rafiq, assassinato nel 2005 e a capo del più grande partito libanese, il movimento ‘Futuro’ (sunnita) – dopo che per più di un anno aveva promosso la candidatura di Suleiman Franijeh, leader del movimento cristiano maronita ‘Marada’.

In base agli accordi fra Aoun e Hariri, l’esponente sunnita dovrebbe ottenere la carica di primo ministro e probabilmente si andrà a nuove elezioni parlamentari nel giro di qualche mese. Lo sblocco istituzionale ha conseguenze regionali. Hezbollah è il grande alleato dell’Iran in Libano e Siria mentre Hariri ha stretti legami personali con l’Arabia Saudita e le monarchia del Golfo. Michel Aoun, rappresentante conservatore della comunità maronita e cristiana in generale, guarda per tradizione alla Francia e all’Occidente ma sembra orientato a rafforzare l’asse in favore di Bashar al Assad nella lotta contro il terrorismo e la difesa delle minoranze religiose, in primis quella cristiana. dal punto di vista interno si spera che la nomina rilanci l’azione del governo, congelato agli affari correnti. La debolezza dell’esecutivo ha portato, fra l’altro, alla grave crisi dei rifiuti , con le discariche sature e l’impossibilità di decidere altri modi di smaltimento.

Di umili origini, il giovane Michel seguì la carriera militare sino a diventare capo di una unità d’élite multiconfessionale che nell’ottobre 1983, in piena guerra civile, difende le regioni governative a fronte delle milizie druse di Walid Joumblatt, appoggiato da Damasco. Diventa generale e poi capo dell’esercito.

Nel 1988, il presidente Amine Gemayel lascia il potere senza un successore e nomina Aoun alla guida di un governo miliare incaricato anche di assicurare la successione al vertice dello Stato. Il generale maronita lancia così la “guerra di liberazione” contro l’esercito siriano, un disastro, poi tenta di disarmare le Fl di Geagea, anche qui senza successo. Barricato nel palazzo presidenziale, respinge l’accordo di Taef ( 1989 ) che dovrebbe porre fine alla guerra civile. Dopo l’elezione di Elias Hraoui alla presidenza, nell’ottobre 1990 i siriani cacciano con la forza Aoun, che si rifugia a Parigi, dove resterà per 15 anni e dove fonda la “Corrente patriottica libera”, ostile a Damasco.

Aoun rientra in Libano dopo l’assassinio di Hariri nel febbraio 2005, sulla scia delle manifestazioni che portano al completo ritiro delle truppe siriane dal Paese a fine aprile 2005. Poco dopo, il generale diventa la grande sorpresa elettorale: il suo movimento alle legislative ottiene 21 seggi su 128, capitalizzando su una campagna elettorale incentrata contro il confessionalismo e la lotta alla corruzione.

Nel febbraio del 2006 firma un documento di intesa con Hezbollah, diventando il contendente di Saad Hariri, figlio del premier assassinato. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, gli dichiara totale sostegno per la gara presidenziale. A questo punto il generale avvia una scalata al potere che lo vede promuovere membri della sua famiglia: il genero Gébrane Basil ottiene una poltrona ministeriale e un altro genero non riesce all’ultimo minuto a diventare capo dell’esercito.

Ma l’evento decisivo in grado di permettergli di diventare presidente è la guerra in Siria, iniziata con le rivolte del 2011: il Libano si ritrova diviso, i partiti cristiani Fl e Kataeb, come pure la maggioranza sunnita, prendono le parti dei ribelli anti Assad, mentre Aoun mantiene una linea moderata e fondamentalmente benevolente nei confronti del governo di Damasco. Quando nel maggio 2014 scade il mandato del presidente Michel Sleimane, l’ex generale ha già iniziato la sua scalata verso la Presidenza del paese.

 

(agenzie: afp, ap, askanews)

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