Bombe al cloro in Siria. Il presunto scoop del Foglio


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(Alessia Lai)Sarà che è facile stare dalla parte del “bene”, sempre. E magari fare gli scoop che scateneranno una dura reazione internazionale contro il cattivo di turno. Roba da raccontare ai nipotini. Sarà per questo che Daniele Raineri, giornalista del Foglio, ci riprova. Qualche tempo fa era così sicuro che a Ghouta, nel 2013, Assad avesse gasato i “ribelli” che aveva persino fustigato Seymour Hersh, colpevole di aver smentito, dati alla mano, che ad usare il gas sarin alla periferia di Damasco fosse stato l’esercito regolare siriano.

Numerosi giornalisti hanno in seguito riportato testimonianze in cui gli stessi ribelli si attribuiscono la responsabilità dell’esplosione di ordigni chimici a loro forniti da elementi sauditi. Ma tralasciamo pure i reportage di colleghi meno blasonati del nostro “foglietto”, affidiamoci “solo” al MIT, il ben noto Massachusetts Institute of Technology, che pochi mesi fa ha pubblicato un rapporto nel quale si afferma che l’attacco avvenuto il 21 agosto 2013 a Ghouta, per cui gli Stati Uniti minacciarono di attaccare la Siria, non può essere stato condotto dall’esercito di Bashar Al Assad. Richard Lloyd, ex ispettore Onu, e Theodore Postol, docente al Mit hanno studiato la posizione dell’esercito siriano sul territorio, secondo le informazioni in possesso della Casa Bianca, e la possibile traiettoria del missile contenente gas sarin rinvenuto a Ghouta, concludendo che «non può essere stato lanciato dalle aree controllate dal governo siriano».

Eppure il nostro aveva sbeffeggiato un signor reporter di tutto rispetto come Seymour Hersh, definendo “presunto” lo scoop nel quale affermava esattamente quello che poi è stato dimostrato dal MIT. Già ben prima di Ghouta il mainstream aveva denunciato l’uso di armi chimiche, sempre attribuendone l’utilizzo alle forze armate siriane. Tuttavia le uniche prove dell’uso di questi armamenti, come affermato da Carla Del Ponte, magistrato internazionale non certo ascrivibile alla platea dei fans di Assad, portavano a indicare nei ribelli gli unici utilizzatori. Calma, si può sempre cercare di far sparire certe brutte notizie nelle pieghe dell’informazione usa e getta tipica dei nostri tempi. E il modo migliore è non arretrare di un passo. Proprio come fa Raineri. Sempre al fianco dei “ribelli” siriani, da lui stesso descritti come provenienti dai più disparati luoghi, snocciola ora qualche foto di lamiere accartocciate che sarebbero, a suo dire, le prove dell’uso di armi al cloro da parte dell’esercito siriano. Armi ritrovate nella parte settentrionale della Siria, tra Idlib e Hama, una zona in cui forze regolari e terroristi si scontrano quotidianamente.

Lo scoop di Raineri, questo sì meritevole dell’aggettivo “presunto”, è stato pure ripreso dal Telegraph. Inutile, per chi ha solo da confermare le proprie tesi (o speranze?) pro-“ribelli”, porsi anche solo il dubbio che gente adusa a sgozzare cristiani e a contendersi il controllo del territorio con bande di altri “ribelli” di pari ferocia possa avere usato certe armi contro l’esercito regolare. O che magari, come già accaduto, stiano provando a cercare un intervento internazionale in un momento per loro difficile, con Homs pienamente riconquistata e l’esercito siriano in avanzata. È vero che errare è umano, ma lui mica sbaglia. Esegue. E’ perseverare che si dice sia diabolico.

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