Mogherini: Un Libano stabile è garanzia di pace in Medio Oriente


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(Talal Khrais – Beirut) – L’aiuto ai profughi palestinesi e siriani e il contributo dell’Italia alla stabilità e alla sicurezza della regione sono stati al centro della missione del Ministro italiano degli Esteri, Federica Mogherini, in Libano e in Giordania. “Un Libano stabile e sicuro è interesse di tutta la Regione e dell’intera comunità internazionale. Per questo continueremo il nostro impegno in Unifil e ci auguriamo che questa fase di transizione politica si compia nel più breve tempo possibile e in modo unitario e consensuale“.

Il principale dovere dell’Italia, per l’esponente del governo Renzi, è fermare la guerra in Siria. Per toccare per mano gli effetti di quel conflitto, ha dunque fatto visita al campo dei rifugiati che l’Unhcr ha eretto a Terbol, nella valle della Bekaa, una zona controllata dal partito sciita libanese Hezbollah. Cento famiglie, 800 persone che vivono sotto le tende, di cui moltissimi sono bambini. Alcuni, giocando, cadono nei canali di scolo a cielo aperto. I loro papà sono rimasti oltre la montagna a combattere, le loro mamme lavorano nei campi di patate per 4 dollari al giorno, mentre pagano 266 dollari all’anno ai proprietari del terreno dove hanno piantato la loro nuova ‘casa’. L’Unhcr registra l’arrivo di un profugo al minuto, ne arrivano in questa zona 1.300 al giorno, provenienti in prevalenza dalle zone di Homs, Deir Ezzor, Raqqa.

Uscendo dal campo, Mogherini, visibilmente emozionata, ha detto che l’Italia vuole ritagliarsi un ruolo di mediazione nella crisi siriana: “Un conto é parlare della guerra, un altro é vederla negli occhi dei bambini. Possiamo aumentare gli sforzi per migliorare le loro condizioni di vita. I progetti della Cooperazione e delle organizzazioni internazionali in questo sono preziosissimi”. Uno dei pochi uomini dell’accampamento, parlando con il ministro, ha detto: “L’acqua potabile non c’è, di notte abbiamo paura dei serpenti, confidiamo solo nell’aiuto di Dio, e dei Paesi come il vostro“.

L’Italia attualmente partecipa con 50 progetti per 150 milioni di euro al sostegno dei rifugiati siriani nei paesi limitrofi e “alle comunità locali che li accolgono subendo problemi di tensioni sociali”.

“E’ nostro dovere fermare la guerra in Siria per farli tornare alle loro case, ammesso che ci siano ancora”, ha ribadito Mogherini che a Beirut ha visitato anche il campo profughi palestinese di Burj el Barajneh, dove ai 30-40 mila rifugiati palestinesi che vi vivono da decenni, accatastati l’uno sull’altro, se ne sono aggiunti negli ultimi mesi altri 9 mila, molti dei quali in fuga dal campo siriano di Yarmouk. Burj el Barajneh è oramai un vero e proprio quartiere della capitale, dove la Cooperazione italiana sta riabilitando e mettendo in sicurezza la rete idrica.

Il ministro ha anche fatto tappa al centro comunitario di Intersos a Qabb Eliass, dove l’Ong gestisce, insieme con l’Unhcr, progetti dedicati in particolare alle donne e ai bambini. Mogherini ha poi incontrato una delegazione del programma ‘Donne e governance’, gestito dalla cooperazione allo Sviluppo Italia.

Centrale negli incontri istituzionali a Beirut, è stata anche l’organizzazione della Conferenza ministeriale per il sostegno alle forze armate libanesi, che si terrà a Roma il 17 giugno. “Le dichiarazioni politiche sono fondamentali. Ma per difenderci dalle aggressioni di Israele al sud e dalle infiltrazioni di terroristi dalla Siria, abbiamo bisogno di armi, munizioni, sostegni tecnici e logistici”, è l’appello alla comunità internazionale del ministro degli Esteri Jebran Bassil, che ha ringraziato l’Italia per il suo ruolo nella missione Unifil.

Rilevanti anche gli incontri con il presidente del Parlamento, Nabih Berri (“I militari italiani – ha affermato – sono amati dalla nostra gente e il loro ruolo é fondamentale per la pace e la sicurezza in Medio Oriente”), il ministro della Difesa, Samir Mokbel, il Capo delle Forze Armate libanesi, Jean Kahwaji, e il Patriarca Cristiano Maronita, Beshara al-Rahi, una figura chiave negli equilibri interni libanesi.

Un viaggio  ben preparato dalla sede diplomatica a Beirut, ritenuto dalla stampa e dagli analisti libanesi di estrema importanza. Purtroppo la stampa italiana si è concentrata sul caso dell’Utri e non sulla dimensione strategica della missione. Ancora una volta i media italiani hanno dimostrato di essere molto provinciali, quasi ignorando i rapporti bilaterali tra i due Paesi che possono svolgere insieme un ruolo fondamentale per la pace nella martoriata area. Purtroppo è da due mesi che sulla stampa italiana, quando si parla di Libano, circolano le stesse notizie, quasi fotocopiate da una testata all’altra. Il ministro italiano ha risposto a una sola domanda sul caso dell’Utri: “L’estradizione dal Libano, – ha detto – è ormai una questione giudiziaria nelle mani dell’Interpol”. Una domanda che forse i giornalisti potevano rivolgere a Roma, senza la necessità di prendere un aereo.

 

Talal Khrais (1952). Giornalista accreditato presso la Stampa Estera in Italia, è corrispondente dall’Italia del quotidiano libanese “As –Safir” e reporter di guerra. Responsabile delle relazioni estere del Centro Italo Arabo Assadakah. Autore di numerosi articoli e reportage. Coautore dei volumi Lebanon (Arkadia), Syria, quello che i media non dicono (Arkadia) e Middle East. Le politiche nel mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia).

 

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