Siria, dopo le elezioni: fermare la violenza


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(Talal Khrais, Damasco)  –  Che cosa accadrà in Siria dopo la rielezione del Presidente Bashar al Assad?

Nel 2012 il Presidente della Repubblica Araba di Siria, poteva contare su meno del 50% di consenso in quanto i siriani ambivano a un grande cambiamento spinti dall’entusiasmo delle cosiddette primavere arabe, poi rivelatesi solo un’illusione che ha causato guerre interne, morte e povertà.

I siriani sono arrivati da ogni angolo del Mondo per partecipare alle elezioni, per dire no al terrorismo e condannare gli Stati che lo finanziano. Solo dal Libano e dalla Giordania, sono arrivati 200.000 persone.

Gli osservatori giunti da diversi parti del Mondo e da varie Organizzazioni, come noi di Assadakah, sono arrivati in Siria per assistere alle elezioni. I rappresentanti di sette Paesi, Iran e Russia, insieme a Libano, Uganda, Zimbabwe, Bolivia, Venezuela, Tagikistan e Filippine, hanno controllato le operazioni di voto al fine di verificare che tutto avvenisse nel pieno della correttezza.

Bashar al Assad ha ottenuto l’88,7% delle preferenze. Un risultato che non testimonia il totale consenso dell’intero popolo siriano perché una parte del territorio, circa il 20%, è controllata dalle formazioni militari di matrice Qaedista. Tenendo conto di tale precisazione, analisti indipendenti arabi e siriani affermano che il vero risultato poteva comunque raggiungere il 68%, un risultato se non ottimo, sicuramente molto buono.

Il risultato del voto del 4 giugno, è stato proclamato dal presidente del parlamento, Mohammad al Lahham, precisando che gli altri due contendenti, Hassan al Nouri e Maher al Hajjer, hanno ottenuto rispettivamente il 4,3% e il 3,2% dei consensi.

Da tre anni seguo con attenzione la situazione siriana e posso affermare che il presidente Bashar al Assad è il più amato e il più popolare tra i 22 Stati Arabi. Tutte le comunità vedono nel Presidente una garanzia per la straordinaria convivenza sulla terra voluta da Dio dove diverse etnie e religioni possono convivere nella comprensione e nel rispetto. Al contempo, le 23 comunità etniche e religiose temono l’estremismo islamico che ha causato, tra l’altro, la distruzione dell’antica città cristiana  da parte dei salafiti di Jabhat al Nusra.

Durante un nostro incontro, Hassan al-Nouri, uno dei due rivali di Bashar al Assad, ha testimoniato con le sue parole la popolarità del Presidente: “Stiamo assistendo a una grande vittoria e a una nuova dimensione per la Siria dove per la prima volta si svolgono elezioni presidenziali con più candidati”. Hassan al-Nouri, personaggio molto conosciuto in Siria in quanto ex Presidente della Camera di Commercio e dell’Industria di Aleppo, ha aggiunto: “La Siria del post elezioni è una nuova Siria, con una vera pluralità politica”

 

Talal Khrais (1952). Giornalista accreditato presso la Stampa Estera in Italia, è corrispondente dall’Italia del quotidiano libanese “As –Safir” e reporter di guerra. Responsabile delle relazioni estere del Centro Italo Arabo Assadakah. Autore di numerosi articoli e reportage. Coautore dei volumi Lebanon (Arkadia), Syria, quello che i media non dicono (Arkadia) e Middle East. Le politiche nel mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia).

 

 

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