Cristiani a Israele: nessun divieto a Pasqua


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L’Associazione dei Cristiani nella Gerusalemme Occupata denuncia le difficoltà per l’accesso ai luoghi santi, come la chiesa del Santo Sepolcro nel periodo precedente la Pasqua e in vicinanza del Sabt el Nour, il sabato che precede la domenica di Pasqua. Secondo l’Associazione le restrizioni applicate dalle forze di sicurezza israeliane “costituiscono una grave violazione della libertà religiosa” e intendono “negare la presenza cristiana e creare l’impressione di una città solamente ebraica”.

A Betlemme anche i rapporti con la comunità musulmana, in particolare la frangia islamista, sono tutt’altro che idilliaci, a dispetto delle dichiarazioni del sindaco, Vera Baboun, 49 anni, cristiana, che ha vinto le elezioni  nel 2012 alla guida di un movimento politico appoggiato da Fatah. C’è chi,  da anni, si batte per vedere riconosciuta la perfetta parità di diritti fra la  comunità cristiana e quella musulmana. Samir Qumsieh è un noto imprenditore  locale, cristiano, che ha fondato, una quindicina di anni fa, il canale  televisivo al Mahd TV (Natività), in cui sono trattati temi religiosi cristiani  ed è trasmessa la Messa in diretta ogni domenica. Nella sua casa a Betlemme  Qumsieh spiega che, sul piano dei diritti formali, non ci sono elementi di  discriminazione fra le due comunità, ma, nella realtà delle cose, essi esistono.  «Il nostro futuro in Terra Santa è molto incerto. Se continua così, fra  vent’anni non ci saremo più», dice scoraggiato l’imprenditore palestinese. Per Qumsieh, uno dei maggiori problemi della comunità cristiana è proprio il  muro di omertà dei suoi correligionari che, per ragioni di timore e di quieto  vivere, non si oppongono con la dovuta forza ai soprusi patiti per mano  islamista, tranne poi, alla prima occasione, prendere la via dell’emigrazione.

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