Francia. Alla scoperta di Sara la Nera, la patrona degli zingari


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(Valentina Bifulco) – Esiste un paese in Provenza affacciato sul Mediterraneo, nella zona chiamata Camargue, attraversato dal fiume Rodano, che si chiama Saintes Maries de la Mer. Oltre ad essere famoso per la presenza di fenicotteri e cavalli bianchi, chiamati appunto Camargue, questo incantevole paesino è la sede di una delle feste religiose più affascinanti d’Europa.

Saintes Maries de la Mer prende il suo nome da due Marie: Maria Salomè e Maria Jacobè che, secondo alcune leggende, furono perseguitate in Palestina, arrestate e abbandonate in mezzo al mare insieme alla serva Sara, su di un’imbarcazione senza vela e remi. Le tre donne, portate dalla corrente, approdarono sulla spiaggia.

Le due Marie diventarono patrone del paese e le loro statue vengono conservate all’interno della chiesa e portate in processione nella ricorrenza del giorno dell’approdo, Sara detta la Nera, invece, diventò la patrona dei viaggiatori e degli zingari, la sua statua si trova nella cripta e viene portata in processione alla spiaggia il 24 e 25 maggio.

Durante i giorni della festa in onore di Sara la Nera, il piccolo paese di Saintes Maries de la Mer viene invaso da carovane di zingari provenienti da tutta Europa e non solo, e molti di loro battezzano i bambini nella chiesa delle Saintes Maries.

Il rito di venerazione della statua di Sara è definito e preciso: la baciano, la vestono, la incoronano, la acclamano e la portano a spalle fuori dalla cripta, per poi accompagnarla in processione fino al mare dove viene immersa tre volte per essere purificata. Si dice, infatti, che la statua di Sara raccolga energie negative durante l’anno attraverso il contatto dei pellegrini.

Ma perché la festa di Sara la Nera assume un tono così antropologicamente interessante?
Perché è l’unica ricorrenza che accomuna gran parte degli zingari di tutto il mondo. Gli zingari sono una popolazione della quale poco si conosce, ma che da sempre è stata vittima di stereotipi e pregiudizi.

Attraverso gli studi che sono stati fatti sul Romanì, lingua parlata soprattutto dagli anziani, oggi sappiamo che probabilmente questo popolo è partito dal Punjab (una regione nell’india settentrionale) nel XI secolo.
La loro natura nomade (soprattutto in passato, oggi la maggior parte degli zingari europei è sedentaria) ha portato a una perdita progressiva delle loro tradizioni comuni, e tale perdita è stata facilitata dall’influenza delle popolazioni d’accoglienza e dalla mancanza di una tradizione scritta.

Se si accetta la teoria antropologica secondo la quale un popolo è caratterizzato da tre elementi che sono la lingua, l’identità e la terra, ci si rende conto subito che il popolo zingaro non ha una terra, e sta perdendo tradizioni e lingua comune.

La loro storia e le loro tradizioni si mescolano sempre più con quelle dei popoli con cui convivono, e questo processo di assimilazione va a discapito della loro cultura. Una reale integrazione prevede il mantenimento delle tradizioni di origine, nel rispetto di quelle d’accoglienza. I pregiudizi e gli stereotipi che purtroppo ancora oggi caratterizzano la nostra idea del popolo zingaro, derivano soprattutto dalla mancanza di conoscenza che abbiamo nei confronti di questo popolo.

Celebrazioni come quella che avviene nella Camargue sono occasioni per ridurre la distanza tra “noi” e “loro”, e, considerato che conviviamo nel territorio europeo dal 1300, dobbiamo iniziare ad impegnarci perché da ospiti non graditi diventino finalmente parte integrante della nostra società.

 

Valentina Bifulco (1977). Cagliaritana, laureata in Sociologia all’Università degli Studi di Urbino. Inizia la sua carriera collaborando a progetti sociali sul territorio sardo. L’incontro con la cultura zingara  avviene nell’ottobre 2008 nel corso di un progetto europeo in Albania riguardante l’integrazione di questa minoranza etnica nel territorio europeo. Visita diversi campi zingari in Romania, Ungheria e Ucraina poi, concluso il progetto, decide di frequentare il Master in “Educazione alla Cittadinanza e ai Valori” dell’Università di Barcellona. Attualmente è presidente dell’Associazione Interculturale Entulas e del Circolo del Cinema Entulas Cinema.

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