Serve una buona legge sulla libertà religiosa


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(Marco Pacciotti) – L’episodio avvenuto a Padova, dove il neoeletto sindaco non vuole concedere per il periodo del Ramadan una palestra comunale alla comunità musulmana della città, è un fatto che rischia di non rimanere isolato in assenza di una legge che dia vigore e regole certe a quanto affermato all’articolo 19 della nostra Costituzione. In Italia purtroppo per diversi culti siamo ancora alla tolleranza e alla conseguente discrezionalità nel permettere che vengano professati liberamente e in condizioni decorose.  Questa condizione ha come effetto quello di vedere negato de facto un diritto formalmente riconosciuto e tutelato dal dettato costituzionale.

E poco importa che questo possa accadere per gli infimi calcoli politici di un sindaco, o da parte di un datore di lavoro o per un dirigente scolastico ottuso.  Esso rappresenta un vulnus per la civile convivenza e la democrazia, che indebolisce il senso di appartenenza a una comunità. Un senso di appartenenza che deve fondarsi sulla accettazione reciproca delle differenze e del rispetto e tutela di queste.

Una situazione intollerabile che mette milioni di nostri concittadini, italiani e non, nelle condizioni di essere discriminati nonostante essi paghino le tasse, rispettino le leggi e pratichino la lor fede non venendo meno a quel buon costume richiamato nell’articolo qui citato. E’ anche vero che molte di queste situazione vengono poi “sanate” ex post da interventi politici o da sentenze dei tribunali, ma questo non rimuove il problema di fondo creato dal vuoto legislativo ancora esistente.

Se sono i dati che ci descrivono una Italia in cui la mescolanza e l’incontro fra culture e religioni è un dato consolidato e in crescita, credo che una legge che riconosca e normi gli aspetti della libera espressione dei culti religiosi sia una cosa da auspicare e che farà bene alla nostra comunità, riconoscendo finalmente anche questo diritto di cittadinanza, non secondario per chi crede.

 

Marco PacciottiHa iniziato suo impegno sociale e politico facendo volontariato con i bambini nelle periferie di Roma. Nel 1990 ha fondato l’associazione antirazzista Nero e non Solo nel 1990. Con lo scoppio della guerra nella ex Yugoslavia ha lavorato all’interno del Consorzio Italiano di Solidarietà, in progetti di cooperazione a sostegno delle popolazioni vittime della guerra, e successivamente in progetti di ricostruzione.  Nel 2004 è diventato Vice Responsabile Nazionale del Dipartimento Welfare dei Democratici di Sinistra e si è occupato delle politiche sociali con particolare attenzione ai temi dell’integrazione socio – sanitaria sul territorio, ai temi dell’infanzia, della terza età e delle politiche di accoglienza e cittadinanza per i cittadini stranieri.

 

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