Tunisia verso il voto. Rischio terrorismo nel mese del Ramadan


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L’ Assemblea nazionale costituente tunisina ha deciso il calendario delle elezioni: il 26 ottobre si voterà per le politiche ed il 23 novembre per le presidenziali. Nell’eventualità di un secondo turno per eleggere il presidente, sarà l’ISIE (Istanza Superiore Indipendente per le Elezioni) a trovare una data appropriata prima della fine dell’anno cosi’ come previsto dalla Costituzione.

Sono state quindi accolte le date proposte lo scorso 16 giugno dal Comitato per le elezioni tunisine. La Costituzione tunisina stabilisce che le elezioni debbano svolgersi entro la fine di quest’anno. La nuova legge elettorale prevede per le politiche il voto proporzionale ad un turno per circoscrizione, senza soglia minima, per le presidenziali scrutino maggioritario e doppio turno. Il 23 giugno erano comunque cominciate le operazioni di iscrizione dei cittadini alle liste elettorali.

Intanto il partito islamico  Ennahda vuole avviare da subito consultazioni con le altre forze politiche per trovare un accordo su un candidato ”consensuale” alle elezioni presidenziali. “Poiche’ la democrazia in Tunisia è in fase di crescita e per evitare la dispersione dei voti degli elettori, ma anche per cercare un consenso, il nostro movimento propone ai partiti, alle organizzazioni e alle personalità politiche di avviare consultazioni su un personaggio indipendente o di partito da candidare o sostenere alle prossime elezioni presidenziali”, ha dichiarato l’esponente di Ennahda ed ex premier, Ali al-Arid, in una conferenza stampa a Tunisi.

L’obiettivo del partito islamico è anche far sì che il prossimo presidente goda di grande sostegno e consenso.  Ennahda “si aspetta che il prossimo parlamento sia pluralista e che il prossimo governo sia un governo di unita’ nazionale o di ampia coalizione” e per questo il partito “auspica anche un presidente che goda di un ampio sostegno che gli dia la legittimita’ necessaria”, ha detto l’ex premier.

La settimana scorsa il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, dopo l’incontro a Bruxelles con il premier tunisino Mehdi Jomaa, aveva affermato che la “credibilità dell’intero processo” di transizione democratica in Tunisia “passa per l’organizzazione, in uno spirito non partigiano, delle elezioni legislative e presidenziali entro la fine del 2014, in linea con la Costituzione”.

Rischio terrorismo durante il Ramadan

Nel mondo arabo l’arrivo del mese sacro di Ramadan incute timori fondati che esso possa coincidere con il manifestarsi o con il riproporsi di atti di terrorismo.

La Tunisia, forse più di altri Paesi interessati dalla ‘Primavera araba’, si trova oggi davanti a scelte decisive in vista del mese del digiuno, perché ritiene di potere essere vulnerabile davanti ad azioni terroristiche, soprattutto se hanno una regia esterna, come quella dell’emiro algerino Droukdel, alla testa di al Qaida nel Maghreb islamico. Una vulnerabilità conseguenza anche del fatto che le forze di sicurezza e l’Esercito tunisini, anche ai tempi di Ben Ali, non hanno mai avuto una grande disponibilità economica, da finalizzare in armamenti e addestramento.

A farsi portavoce di questi timori è il ministro tunisino dell’Interno, Lotfi Ben Jeddou, colpito direttamente dal terrorismo, con l’attacco ad una sua residenza familiare a Kasserine, nella quale lui e la sua famiglia non erano presenti, ma che ha fatto strage di agenti. Jeddou non ha nascosto che la Tunisia può essere obiettivo di attentati che colpirebbero soprattutto i luoghi simbolo delle istituzioni (come l’Isie, l’organismo che sta preparando le elezioni, politiche e presidenziali), ma anche il cuore dell’economia, quale, ad esempio, i complessi turistici, in piena attività. Per questo Jeddou ha chiesto ed ottenuto che le imprese turistiche elevino i livelli di sicurezza e che le industrie circondino i perimetri dei propri stabilimenti con telecamere.

con fonti Ansa, Afp, Adnkronos, Aki

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