Algeria. Bouteflika riconfermato presidente. Ali Benflis: brogli generalizzati nel paese


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Abdelaziz Bouteflika è stato riconfermato per un quarto mandato consecutivo di cinque anni nelle presidenziali che si sono svolte in Algeria. Una valanga di voti. Oltre 8 milioni e 300mila persone lo hanno scelto, con una percentuale pari a l’81,53%, convinti dal suo nazionalismo, pragmatismo e dal pugno duro. Non c’è stata partita invece per il suo principale sfidante, Ali Benflis, che si è dovuto accontentare del 12,18%, e che a muso duro non ha riconosciuto la vittoria di Bouteflika. Percentuali bassissime anche per gli altri candidati: dal più giovane Abdelaziz Belaid (3,36%) alla deputata trotskista Louisa Hanoune (1,37%), a Faouzi Rebaine (0,99%) fino a Moussa Touati (0,56%).

Il mini­stro dell’Interno alge­rino Tayeb Belaiz ha annun­ciato che l’affluenza alle pre­si­den­ziali è stata pari al 51,70% (con­tro un 75% delle pre­ce­denti con­sul­ta­zioni del 2009). La pro­vin­cia con la mag­giore per­cen­tuali di votanti (82%) è stata Reli­zane, men­tre quella con il tasso più basso (appena il 20,01%) è Tizi-Ouzou.

Bouteflika, 77 anni, alla guida del Paese dal 1999, manterrà dunque lo scettro del potere nonostante le sue a dir poco precarie condizioni di salute. Dopo l’ictus dello scorso anno, il vecchio capo di Stato è costretto a stare sulla sedia a rotelle. Ministro degli Esteri per 16 anni, fino al 1979, il riconfermato presidente è considerato un esperto mediatore ma soprattutto un uomo dal pugno di ferro per la gestione del post guerra civile, il sette anni lungo scontro fratricida seguito alla vittoria del Fronte di Salvezza Islamico e costato la vita ad almeno 150 mila algerini. Il suo stile occidentale e l’attenzione all’abbigliamento gli valgono da sempre il nome di «diplomatico dandy».

Le denunce dei bro­gli hanno comin­ciato a girare fin dalla prima mat­ti­nata di ieri, quando ormai era chiaro che si sarebbe trat­tato di un ple­bi­scito per il pre­si­dente uscente. «Bro­gli gene­ra­liz­zati nel paese, la bat­ta­glia ini­zia adesso» ha denun­ciato Ali Ben­flis, prin­ci­pale avver­sa­rio del capo di Stato uscente, ben­ché negli anni Novanta sia stato pro­prio lui a con­se­gnare la vit­to­ria al suo attuale rivale, orga­niz­zan­do­gli la cam­pa­gna elet­to­rale. Un altro sin­tomo di un paese che di fronte al rischio delle «pri­ma­vere arabe», secondo alcuni ana­li­sti, avrebbe scelto la sta­gna­zione, per evi­tare peri­co­losi futuri.

Intanto Reporters Sans Frontieres denuncia che «Due giornalisti algerini di El Watan, Abane Meziane e Samy Metlilet, insieme ad un fotografo francese che lavora come stagista per lo stesso quotidiano, sono stati aggrediti, insultati e minacciati di morte da sei uomini mentre indagavano su presunti brogli elettorali alle elezioni presidenziali a Khenchla» nel nord-est dell’Algeria.

IL PROFILO

Nato in Marocco da padre emigrato, il presidente entra a 19 anni nel Fronte di liberazione nazionale algerino. Alla morte dell’influente presidente Houari Boumedianne, di cui era il braccio destro, cade in disgrazia e l’esercito decide di non appoggiarlo nella successione. Nell’81, incalzato dalle accuse di corruzione, si auto-esilia’ negli Emirati Arabi, in Francia e in Svizzera. Lo ritroviamo in Algeria nel 1987 dove ricostruisce la sua immagine e 12 anni dopo si presenta alle elezioni ottenendo l’appoggio dei generali. Sin da quella prima volta l’opposizione denuncia brogli: nel ’99 gli altri sei candidati si ritirarono a poche ore dal voto considerato «una farsa». Da quel momento però la scena è solo del rais, l’uomo che ha piegato gli islamisti lasciando sulla sua strada parecchie ombre (particolarmente dura la stagione degli attentati del 2006).

 

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