Kosovo, il nuovo “serbatoio” di estremisti islamici al di là dell’Adriatico


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(Fabio Polese) – Il Kosovo, la più giovane repubblica d’Europa, proclamatasi indipendente nel febbraio 2008, dopo un lungo braccio di ferro con Belgrado, sembra essere diventata la nuova frontiera dell’estremismo islamico. A settembre, in un blitz a Pristina, sono finiti in manette quindici seguaci dell’Isis – lo Stato islamico guidato dal califfo Abu Bakr Al-Baghdadi – e di al-Nusra. Secondo gli investigatori, costituivano la spina dorsale di una rete che ha fatto arrivare in Iraq e in Siria più di 150 volontari pronti a combattere e a morire. Tra gli arrestati nove sono imam delle moschee della città. In una simile operazione antiterrorismo condotta ad agosto, le forze di sicurezza di Pristina, avevano arrestato altre quaranta persone.

Estremismo islamico in forte crescita. In Kosovo, la maggior parte della popolazione è di religione musulmana. Molti di loro non sono estremisti. Ma la disastrosa situazione sociale ed economica e il coinvolgimento da parte dei kosovari nelle attività terroristiche in Iraq e Siria è molto preoccupante. Per l’intelligence internazionale, infatti, il Kosovo è visto come la più feconda zona di reclutamento europeo e la paura concreta è che gli islamisti radicali possano anche iniziare azioni terroristiche sul territorio nazionale. Preoccupati per l’incremento del fenomeno, le autorità di Pristina, stanno anche passando al setaccio diverse Ong islamiche, che hanno operato in Kosovo nel dopoguerra e che sembra abbiano contribuito alla crescita del fanatismo religioso, soprattutto tra le persone più deboli.

Minacce ed aggressioni al monastero di Visoki Decani. Nei giorni scorsi, scritte inneggianti all’Isis e all’Ushtria çlirimtare e kosovës (Uçk) – l’esercito di liberazione del Kosovo – sono apparse sui muri del monastero ortodosso di Visoki Decani, nel Kosovo occidentale. Il monastero – concepito nel 1327 dal sovrano Stefan Uros III – è uno dei più importanti siti cristiani nei Balcani ed è sotto la protezione dell’Unesco. “I graffiti vergati negli ultimi giorni sono stati particolarmente preoccupanti perché, accanto ad acronimi nazionalisti albanesi, sono comparse scritte inneggianti al califfato nero dell’Isis”. A parlare è padre Sava Janjic, Igumeno del monastero di Decani e figura di rilievo della chiesa serbo ortodossa. “Dal 1999 il monastero è stato attaccato, armi in pugno, quattro volte, nonostante la presenza della Kfor (la forza Nato in Kosovo, ndr). L’ultimo di questi attacchi si è verificato nel 2007 quando un lanciarazzi Rpg ha fatto fuoco contro di noi”.

Distrutte 150 le chiese dal 1999 ad oggi. Secondo Sava Janjic, dal 1999 ad oggi, sono state 150 le chiese ortodosse serbe distrutte dai nazionalisti albanesi. “Durante i conflitti degli anni novanta, che hanno insanguinato la ex Jugoslavia, molti siti religiosi, appartenenti a qualsiasi confessione sono stati devastati, ma la realtà aberrante del Kosovo è che la distruzione qui è proseguita ben oltre la guerra e con la presenza delle forze internazionali di pace sul territorio”. “La comunità internazionale in Kosovo – conclude l’Igumeno – ha introdotto molte buone leggi per la tutela dei siti cristiani, ma l’attuazione di queste leggi è difficile, in quanto le istituzioni locali riescono a trovare le scuse più incredibili per non sottostare all’applicazione”.

 

Fonte: La Repubblica

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