Sanzioni e crollo dei prezzi del petrolio: Mosca cede quote del colosso Rosneft


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(Talal Khrais) – La Russia è al lavoro per superare la crisi interna provocata dalle sanzioni inflitte dall’Unione Europea. La promozione degli scambi bilaterali e le riforme sono la strada maestra intrapresa dal Cremlino. Lo dimostra l’accordo della scorsa settimana con la Turchia con particolare riferimento alla cooperazione nel campo dell’energia nucleare e dell’industria aerospaziale, ma anche nel settore dell’agroalimentare.

Il continuo declino del rublo e i nuovi cali sul mercato finanziario di Mosca sono più che una prova dell’impatto delle sanzioni dell’Unione europea contro la Russia per il suo ruolo nella crisi in Ucraina. Il prezzo del petrolio ha fatto registrare il livello più basso degli ultimi cinque anni, sulla scia del mancato taglio delle quote produttive deciso dall’Opec nei giorni scorsi.

Per affrontare la crisi, il premier russo, Dimitri Medvedev ha intensificato il piano di riforme a livello economico.

Nei giorni scorsi è stato firmato l’ordine per avviare la privatizzazione parziale di Rosneft. La major petrolifera statale è tra le società maggiormente colpite dalle sanzioni economiche occidentali. Il 19,5% del capitale del colosso energetico sarà messo sul mercato.

Lo Stato, attraverso Rosneftegaz, riduce così la sua partecipazione societaria dal 69,5% al 51% del capitale. Il prezzo delle azioni non dovrà essere inferiore a quello del 2006, quando Rosneft ha vendette il suo 15% per circa 10,6 miliardi di dollari (7,55 dollari per azione). Cifre lontane da quelle attuali. Alla Borsa di Mosca l’attuale prezzo di un’azione della major russa è infatti di circa 5 dollari.

 

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