L’Iran apre un nuovo fronte con Israele


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(Mona Alami. The Daily Star Lebanon) – Solo poche settimane dopo che un attacco aereo israeliano ha ucciso diversi membri di Hezbollah e del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane (IRGC) nei pressi di Quneitra nel sud della Siria, le forze pro-regime, guidate da Hezbollah e IRCG, hanno lanciato un attacco massivo nella zona di Deraa, in gran parte sotto il controllo dei ribelli e di al-Nusra. Dieci giorni dopo, Hezbollah ha risposto con un attacco che ha ucciso due soldati israeliani nella zona contesa di Ghajar, vicino ai confini siriano, libanese e israeliano.

Dopo l’attacco israeliano, il segretario generale di Hezbollah, Hasan Nasrallah, ha dichiarato che le regole d’ingaggio con Israele sono giunte al capolinea. Di conseguenza, ha confermato l’evoluzione del gioco militare iraniano in Siria. L’Iran ha utilizzato la rivolta nel Paese per estendere la sua influenza più a ovest, avvalendosi di Hezbollah per acquisire un altro punto di osservazione sul conflitto arabo-israeliano.

Dall’inizio della guerra civile siriana, Iran, Hezbollah e le milizie sciite irachene sono state attive in Siria. Lo scorso ottobre, il ricercatore Aymenn Jawad al-Tamimi ha evidenziato la nascita di “marchi autoctoni, che, se non proprio istituiti da Hezbollah, sono comunque identici in ideologia e messaggistica” come la “Resistenza Ideologica Nazionale in Siria”.

Lo scorso novembre, Ignace Leverrier ha parlato di “iranizzazione” di alcune regioni siriane, in particolare Damasco. Ha sottolineato che l’Iran aveva approfittato delle difficoltà economiche della Siria, investendo miliardi di dollari in diversi settori, dall’energetico al manifatturiero. In particolare, Leverrier ha rilevato “l’intrusione senza precedenti del regime iraniano nei settori militari e securitario e l’attivismo di alcuni mullah nella diffusione dello sciismo”.

L’offensiva lanciata dalle forze pro-regime in Deraa è la prima del suo genere da quando i ribelli, un paio di settimane fa, hanno preso Liwa 82, una delle più grandi basi militari del regime, e la vicina città di Sheikh Miskeen, dopo mesi di combattimenti. Eppure la difesa degli interessi del regime, in particolare la sicurezza di Damasco, non è l’unica motivazione dietro quest’offensiva. L’obiettivo è mettere al sicuro la Siria meridionale, essenziale per il controllo di Quneitra e, quindi, per le occupate alture del Golan che sono di estrema importanza sia per l’Iran che per Hezbollah.

È stato riportato che iraniani e Hezbollah stanno rafforzando la loro presenza lì. Un sito dell’opposizione siriana, Siria Mubasher, ha aggiunto che le operazioni militari erano guidate da IRGC, Hezbollah e forze sciite afghane, mentre la presenza dell’esercito siriano sul territorio è scarsa. Dunque, Hezbollah e Iran sono impegnati nella realizzazione di una base nel sud della Siria con il duplice intento di battere i ribelli siriani ed estendere il fronte di battaglia iraniano contro Israele dal Libano alla Siria.

È per questo che la campagna del sud deve essere interpretata all’interno del quadro dell’attacco aereo israeliano del 18 gennaio. L’attacco è stato un segnale chiaro: Israele non permetterà alla regione di confine del Golan di cadere nelle mani “dell’asse della resistenza”, anche se questo significa aiutare i gruppi di opposizione siriani, come è stato affermato in un recente rapporto della Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite nel Golan, che ha rilevato un contatto tra i ribelli e le forze armate israeliane.

Mona Alami, giornalista e ricercatore franco-libanese, scrive di questioni politico-economiche relative al mondo arabo. È uno dei membri del Centro Rafik Hariri per il Medio Oriente del Consiglio Atlantico.

Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello su Arab Press

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