La mutazione della resistenza libanese


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(Amal Saad – Al-Akhbar) – Il coinvolgimento di Hezbollah in Siria è stato criticato da molti nel mondo arabo come «se avesse abbandonato la resistenza per combattere contro altri musulman». I suoi attacchi efficaci e recenti contro Shebaa contro un convoglio militare israeliano, però, è servito a ricordare che il movimento non ha distolto la sua attenzione da Israele ed è in grado di combattere su più fronti.
Il fatto che Hezbollah mantenga la sua attività di resistenza come priorità, mentre potrebbe essere impegnato in diversi teatri militari nella regione, dice che ha trasceso la sua origine, la sua missione di resistere Israele.

Affrontare Israele è oggi uno dei ruoli, tra gli altri, interpretati da Hezbollah nel periodo successivo alle turbolenze regionali ed ha segnato l’inizio dell’ascesa del takfiri-jihadismo. Al di là del suo ruolo di organizzatore della Resistenza, Hezbollah ha la responsabilità di mantenere i confini del Libano, per facilitare la sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo, così come conduce operazioni contro le insurrezioni in Siria e in Iraq.

La resistenza non si limita più ad espellere gli occupanti sionisti e prevenire ogni ulteriore aggressione israeliana, ma ora ha il compito di preservare il quadro politico-territoriale e l’ambiente strategico di cui ha bisogno per continuare la sua missione. La destabilizzazione delle due sfere da parte dei takfiri-jihadisti ha costretto Hezbollah a trasformarsi in un movimento post-resistenza.

Il “post” non significa la fine della resistenza, o quello che viene dopo, ma deve essere inteso, nello nel senso di “post” in postcoloniale, può essere interpretato come «la continuazione del colonialismo, anche se da nuovi o diversi rapporti di potere».

La Resistenza, lungi dall’essere conclusa, si è ora trasformata in un esercito di resistenza transnazionale la cui leadership e missione è quella di rimanere attaccato al suo scopo, ovvero resistere a Israele, ma è anche impegnata nella protezione della “spina dorsale” della Resistenza, ha spiegato Nasrallah. A tal fine, Hezbollah ha cercato di recuperare i territori siriani, libanesi e iracheni sotto il controllo jihadista.

In sostanza, Hezbollah deve affrontare una rivolta transnazionale che cerca di espandere il suo proto-stato. Mentre il movimento aveva creato il suo modello “ibrido” di guerriglia nel 2006 dalla fusione di combattimento convenzionale e non convenzionale, così ha creato questo nuovo modo di contro insurrezione in cui il proprio esercito di resistenza, irregolare e ibrido, mira a sopprimere l’attività degli insorti appartenenti ad un’altra forza irregolare e ibrida.

Battaglia esistenziale contro l’ ISIS

La guerra con ISIS e il Fronte Al-Nusra è considerata una battaglia esistenziale con una forza che non ammette compromessi ed è determinato a eliminare tutti gli sciiti, e per estenso, la resistenza. Mentre l’ideologia takfira non è politicamente delegittimata nello stesso modo in cui lo è il sionismo, né il suo diritto di esistere come una dottrina religiosa è contestat, il takfirismo o militanza jihadista è inequivocabile assimilata agli interessi di Israele. Nel suo discorso, Hezbollah confronta il pericolo rappresentato da l’ISIS e al Nosra ad Israele. Nasrallah ha invocato l’oppressione israeliana come analogia per la perdita della terra, la distruzione di case, rapimento delle donne, l’uccisione dei bambini e l’umiliazione che i jihadisti potrebbero infliggere.

Nel suo discorso in occasione della “Giornata della Resistenza e della Liberazione” l’anno scorso, Nasrallah si è spinto al di là di questa analogia quando ha fatto un parallelo tra la migrazione di massa dei coloni ebrei in Palestina con l’aiuto delle potenze coloniali nel ventesimo secolo e la mobilitazione e la distribuzione dei jihadisti nella regione, ribadendo che è stata facilitata dagli imperialisti di oggi.

I jihadisti non sono solo moralmente e politicamente assimilati a Israele, secondo questa interpretazione, ma strategicamente collegati. L’ ISIS è descritto come servitore volontario o “involontario” del piano israelo-statunitense di dividere la regione e fomentare la guerra, mentre al-Nosra – compresa la cooperazione militare con Israele tramite l’ intelligece è stato ben documentato dalle Nazioni Unite, dalla stampa occidentale e dai media sionisti – è considerato un’incarnazione del vecchio esercito collaborazionista del Sud del Libano, armato da Israele. È su questa base che Hezbollah considera gli attacchi aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti contro gli obiettivi dell’ISIS in Siria e in Iraq, come nient’altro che un’operazione progettata per “contenere” l’organizzazione, piuttosto che sconfiggerla.

Una guerra offensiva

Anche se gli argomenti empiricamente supportati come questi hanno permesso Hezbollah a teorizzare la sua guerra contro il jihadismo come estensione della sua campagna di resistenza, la natura del suo intervento militare in Siria e in Iraq lo ha costretto a ripensare e a sviluppare il suo concetto di guerra di resistenza. La resistenza è stata estesa per includere strategie militari che non sono state tradizionalmente associate alla guerriglia classica o alla guerra di resistenza – combattere i gruppi che non sono considerati come forze di occupazione, difendere i suoi alleati fuori i confini nazionali, praticando la guerra contro la guerriglia.

Avanzare in territorio nemico o in territorio conteso da un avversario su una zona di un vicino che è un alleato, non è tipico dei movimenti di resistenza armata, né una strategia militare di difesa, se non di essere visto come un atto auto-difesa “preventiva”. Nasrallah lo ha spiegato con precisione. Temendo un attacco jihadista sul Libano, Hezbollah ha sottoscritto il vecchio adagio che “la miglior difesa è l’attacco” in Siria e in misura più limitata, in Iraq.

Nel 2013, il ruolo militare di Hezbollah in Siria è cambiato radicalmente da una piccola missione di consulenza ad un ruolo diretto di combattimento con un gran numero di combattenti. Da Qusayr, ha esteso la presenza militare di Hezbollah ed ha aiutato il governo siriano a riprendere l’offensiva in aree che erano state perse a vantaggio dei ribelli. In realtà, gli attacchi di terra a Qusayr e Qalamoun sono stati effettuati principalmente dalle forze di Hezbollah, mentre l’esercito siriano ha fornito artiglieria e copertura aerea al suo partner principale. Inoltre, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), Hezbollah sta prendendo «l’iniziativa di guidare l’esercito [siriano] e le forze iraniane nel triangolo di terra tra Daraa, Quneitra e le province del sud-ovest di Damasco».

In altri settori, come i quartieri di Damasco, nell’Est Ghouta e Kassab, le forze di Hezbollah sono direttamente coinvolte nei combattimenti a fianco delle forze armate siriane, migliorando le prestazioni in recenti combattimenti. Ad Homs, Aleppo e sulle alture del Golan, Hezbollah ha schierato forze speciali per aiutare, consigliare e organizzare le forze siriane regolari e le forze paramilitari. Data l’esperienza di combattimento del movimento nella guerra e nella formazione nel combattimento urbano non convenzionale, le unità di forze speciali di Hezbollah hanno migliorato in modo significativo la capacità delle truppe siriane.

Operazioni offshore come queste sono state generalmente appannaggio delle grandi potenze, piuttosto che soggetti non statali, di solito, piuttosto, beneficiari di tali aiuti. Come definito dai Comandi militari delle operazione speciali degli Stai Uniti, la guerra non convenzionale, di solito, «coinvolge soggetti esterni che aiutano gli attori interni contro i governi. L’assistenza si può applicare alla formazione, all’organizzazione,  al reclutamento, [invio]di consiglieri operativi…In altre parole, le forze speciali affiliate con eserciti convenzionali, statali, sono solitamente utilizzate per assistere forze non convenzionali, piuttosto che il contrario.

L’intervento militare di Hezbollah in Siria e in Iraq ha ampiamente rivisto il suo ruolo tradizionale di organizzare la resistenza e l’ha collocato su un piano di parità con il suo mentore di lunga data in Iran, le Forze al-Quds per operazioni speciali, di per sé un partner attivo in Siria e in Iraq.

L’asse della Resistenza

Nella fase “post”, la politica di resistenza è stata soppiantata dalla politica dell’Asse della Resistenza. L’alleanza strategica tra Iran, Hezbollah, Siria e Iraq è oggi caratterizzata da una unità delle forze militari e da una unità dei teatri militari contro ISIS e Israele.

In Siria, la forzata integrazione tra l’Esercito di Resistenza Hezbollah, le Guardie Rivoluzionarie iraniane (IRGC), le forze armate siriane e le milizie irachene, ha portato alla nascita di un unico fronte militare. Pochi giorni prima l’assassinio, da parte di Israele, dei combattenti di Hezbollah e di un comandante iraniano nel Governatorato di Quneitra nel Golan, Nasrallah ha minacciato di vendicarsi per gli attacchi israeliani contro obiettivi in ​​Siria, considerandoli contro «tutto l’Asse della Resistenza».

Nasrallah ha poi aggiunto che «la fusione di sangue libanese e iraniano sul suolo siriano [Quneitra] riflette l’unità della causa e l’unità del destino dei paesi della dell’Asse Resistenza». Mohammed Ali Jaafari, comandante dell’IRGC, ha fatto eco a questo sentimento quando ha suggerito che l’attacco di rappresaglia Hezbollah a Shebaa aveva il valore di una comune risposta: «Siamo una sola cosa con Hezbollah. Ovunque il sangue dei nostri martiri è sparso sulla linea del fronte, la nostra risposta sarà unitaria».
Accorpato con la sua difesa della Siria e delle Iraq contro le forze jihadiste, la rappresaglia Hezbollah – dopo l’attacco israeliano sulle alture del Golan – con una risposta a Shebaa, ha mostrato che i territori dell’Asse Resistenza, oggi, costituiscono un fronte unico. Nasrallah ha introdotto la nuova dottrina di sicurezza quando ha annunciato che la resistenza non  era «più preoccupata per le regole d’ingaggio [con Israele]. Non riconosciamo più linee di separazione o dei campi di battaglia».

Questa nuova architettura della sicurezza regionale, avrà implicazioni disastrose per Israele. Nella prossima guerra, Israele non solo affronterà le operazioni militari offensive nella Galilea, o “al di là della Galilea”, come Nasrallah ha recentemente promesso, ma anche con l’eventuale partecipazione di altri membri dell’Asse Resistenza, in particolare, l’Iran. Come la guerra a livello regionale contro takfiri-jihadisti ha dimostrato, ogni aggressione israeliana contro la Siria, il Libano e l’Iran, sarà considerata una guerra contro l’Asse della resistenza nel suo complesso.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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