Scoperto documento dei terroristi di Tunisi: colpire apostati, stranieri e poliziotti


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Il commando che ha colpito Tunisi aveva deciso di uccidere chiunque fosse nel museo: «poliziotti, apostati o stranieri» e catturare ogni «infedele fondamentalista», risparmiando bambini e musulmani perché «è un peccato spargere il loro sangue». Lo riporta un documento, rintracciato in rete, che costituisce  una sorta di diario dell’attacco, scritto da un complice o «forse addirittura da uno dei terroristi» sfuggiti all’arresto.

Il documento che ha anche lo scopo di di mostrare a jihadisti simpatizzanti e ai cosiddetti «lupi solitari», quanto sia facile compiere un attacco, sprona all’emulazione. Il racconto, come fosse un diario, di quanto accaduto al Bardo è di un complice del commando o, forse, di uno dei terroristi che è riuscito a fuggire.

«È una normale giornata di sole, c’è un bel clima, piacevole e temperato. Loro due escono di casa (i terroristi, ndr), prendono la metro, scendono e cambiano treno, scendono di nuovo, passano davanti alla centrale della polizia infedele del Bardo e davanti alla sede dei servizi segreti militari del Tiranno… si siedono un momento… lasciano la borsa con dentro le armi e le bombe a mano alla fermata dell’autobus, vanno a controllare il posto tornano a riprendere le borse e si infiltrano dentro il parco del parlamento/museo, uno dei due tira fuori le armi e le bombe a mano mentre l’altro fa un rapido giro di ricognizione».

Poi «decidono di ammazzare chiunque si trovi nel Museo: poliziotti, apostati o stranieri. Lanciano le bombe contro gli autobus, catturano ogni ‘infedele fondamentalista’ e lo portano in una stanza mentre lasciano scappare gli inservienti tunisini: sono musulmani ed è un peccato spargere il loro sangue». Tra gli infedeli però – riporta il documento – si decide che «siano risparmiati i bambini, che vengono lasciati andare verso l’uscita».

TUNISIA: PRESIDENTE, CI SONO STATE CARENZE POLIZIA E 007  – La reazione dei servizi di sicurezza tunisini per fermare rapidamente l’attacco al museo del Bardo è stata «molto efficace evitando certamente decine di morti ulteriori se i terroristi avessero potuto far scattare le cinture esplosive», ma «a monte polizia e intelligence non sono stati abbastanza sistematici per garantire la sicurezza del museo». Lo ammette il presidente tunisino Beji Caid Essebsi, in un’intervista a Paris-Match. «Bisogna anche sapere – ha aggiunto il presidente tunisino – che la nostra amministrazione è stata indebolita e disorganizzata da quattro anni di cattiva governance dopo la rivoluzione. Ma ci stiamo riprendendo. Le riforme saranno molto rapide», assicura il presidente, che contro il terrorismo lancia un appello all’unità nazionale

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