Le donne siriane in trincea nella lotta al terrorismo


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(Miguel Fernández Martínez – Prensa Latina) -Le donne siriane sono sempre pronte a difendere la loro patria, la loro dignità e il loro onore, quindi, combattono il terrorismo in trincea accanto agli uomini, ha spiegato la tenente colonnello Siham Khadour.

Per questo ufficiale dell’esercito siriano dalla straripante bellezza e patriottismo, «la cosa più importante in questo momento è quella di lavorare in funzione della difesa del Paese, non ha importanza che sia uomo o donna, di fronte all’aggressione da respingere».

Prensa Latina ha parlato con la tenente colonnello presso la sede dello Stato Maggiore dell’esercito, sul ruolo delle donne in questi momenti cruciali, dove il paese arabo affronta  una guerra imposta che dura da più di quattro anni.

«La Siria è un paese che per secoli è stato il bersaglio di molti attacchi ed è in una prima linea di battaglia a causa della sua posizione geografica e delle sue prese di posizione nazionali pan-arabe per difendere la giuste cause della regione», ha affermato l’ufficiale siriano.

«Siamo sempre stati accanto agli uomini in guerra, dall’occupazione ottomana, attraverso la fase del colonialismo francese, il sionismo e il confronto ora nella guerra terroristica che ci viene imposta», ha aggiunto.

La divisa mimetica con le suoi grandi stelle d’oro sulle spalline, contrasta con la bellezza fisica di questa donna, orgogliosa e sicura.

«Non c’è differenza, perché la donna militare non ha mai perso la sua femminilità, perché quando è spinta a portare tuta mimetica, rimane bella e sensibile, dimostra di essere coraggiosa», ha sottolineato.

Confermo che non è un complimento, e mentre sorride, prosegue: «Indossare la divisa dell’esercito ci dà un maggior senso di responsabilità, e ci dà più fiducia in noi stesse».

«Le donne sono le più colpite durante la guerra perché si dice che siamo molto sensibili, e sentiamo un sacco di dolore quando perdiamo una persona cara, ma ciò non ci impedisce di mobilitarci per difendere la nostra terra, quando occorre».

«Anche se non sono militari, le donne siriane sono coraggiosi – ha insistito – possono essere la madre di un martire, o di diversi combattenti che si trovano in prima linea, o sorella o la moglie di un soldato, e sostenerli moralmente. In ogni modo, siamo molto importante nella società».

Inoltre, ha spiegato che, anche se alcune non possono portare armi per combattere, offrono un supporto logistico alle truppe, attraverso la preparazione di pasti, con le cure mediche, garantendo la lotta dalla retroguardia.

La lunga storia di resistenza nella lotta per le donne è diventato sempre più forte. «Dalla regina Zenobia di Palmira – afferma – e fino ad oggi, ci sono molti esempi di donne che hanno difeso il paese a fianco degli uomini».

«Nel corso della nostra storia di lotta aggiungiamo che le donne non hanno mai accettato di essere in seconda fila in qualsiasi attività, sia come un combattenti o come lavoratrici».

Inoltre, il colonnello Khadour ha precisato che in questi anni di aggressione terroristica contro la Siria le donne hanno voluto fortemente combattere accanto uomini in prima linea, e molte ragazze entrano nell’Accademia Militare.

«Oggi abbiamo donne cecchini, carristi, operatori di mitragliatrici, artiglieria e grazie alla formazione ricevuta, molte sono salite di grado nelle forze armate, alcune hanno ottenuto il grado di generale».

Khadour  ha affermato che il popolo siriano è orgoglioso quando vede le donne nel ruolo di soldato: «La gente ci guarda con apprezzamento, rispetto e orgoglio».

«Quando la donna siriana invita i suoi figli a combattere, non dicono di no, e se viene confermato che uno di loro è caduto in battaglia piuttosto che essere triste, è orgogliosa perché ha dato la sua vita per il suo paese, e quindi incoraggia altri per continuare a lottare»

«Siamo un popolo che ha sofferto molto nel corso della storia a causa di attacchi e aggressioni esterne, ma non siamo mai stati sconfitti e non lo saremo nemmeno questa volta, e noi donne saremo lì, a celebrare la vittoria».

[Trad. per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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