Il segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha promesso, nel corso di una dichiarazione televisiva, che vendicherà la morte di Samir Kuntar, eroe della resistenza ed alto ufficiale delle milizie del partito di Dio ucciso da un missile in un sobborgo di Damasco, scegliendo modo, ora e data della rappresaglia. Nasrallah non ha dubbi: l’uccisione del martire, che per oltre 30 anni è stato detenuto nelle carceri israeliane, porta la firma inequivocabile dei “nemici sionisti”.
La morte di Kuntar era per certi aspetti attesa: “Ha affrontato la minaccia di essere assassinato dal primo giorno della sua liberazione, perché – ha tuonato il leader libanese – il nemico sionista non perdona né chiede perdono”. Kuntar, che ha dedicato tutta la sua vita per la causa palestinese, è stato definito da Nasrallah come “amante della Palestina”. Per questa ragione “dietro l’operazione che ha portato alla sua morte c’è la mano di Israele”.
“La Palestina è stata tutta la sua vita. Il destino del suo popolo e della resistenza erano le sue più grandi preoccupazione. Nel nostro primo incontro, dopo la sua liberazione, – ricorda il leader di Hezbollah – gli ho detto che poteva scegliere di lavorare in vari campi: politico, media, accademici o nel jihad. La sua risposta è stata chiara: “Ho lasciato la Palestina solo per tornarci”. Kuntar, ha spiegato Nasrallah, si era detto pronto a partecipare a qualsiasi operazione militare all’interno delle fattorie palestinesi o a Shebaa. Non voleva essere un ufficiale, ma un combattente della resistenza “.
Nasrallah ha poi accusato il tentativo degli Stati Uniti di delegittimare Hezbollah, sia con false accuse sia con tentativi di tagliare fuori la sua voce dal mondo: “Dal 1995 gli Stati Uniti ci hanno inserito nella lista nera del terrorismo. Per decenni hanno cercato di imporre questa etichetta in molti altri paesi. Oggi continuano con un’altra infamia, accusandoci di essere un’organizzazione militare coinvolta nel riciclaggio di denario, nel traffico di droga e persino di esseri umani. Sono tutte accuse false che non hanno nulla a che fare con la realtà”.
“Questa nuova accusa degli Stati Uniti – ha sottolineato il leader sciita libanese – è di natura politica e ha l’obiettivo discreditare l’immagine di Hezbollah nella regione e nel mondo. Per raggiungere questo risultato ha impiegato grosse somme di denaro. Gli Stati Uniti hanno speso milioni di dollari per costruire una barriera tra i giovani libanesi ed Hezbollah”. Azioni che, secondo Nasrallah, non produranno il risultato sperato dagli americani.
Il leader del Partito di Dio ha poi accusato gli Stati Uniti di fare pressioni attraverso i media, censurando tutti quegli strumenti di informazione non allineati e che maniferstano opinioni e punti di vista diversi. “Questi sono gli Stati Uniti, campioni di democrazia e libertà, che ci vietano di inviare la nostra voce nel mondo per difenderci dalle accuse che ci rivolgono ogni giorno”. I media sono parte di questa battaglia globale e per Nasrallah è fondamentale non arrendersi e trovare altri strumenti in grado di diffondere la voce della resistenza nel mondo: “Hezbollah sta affrontando gli Stati Uniti e le trame di Israele. La loro dichirazione di guerra dimostra che siamo sulla strada giusta”.