(Francesco Gori) – I ribelli islamici perdono terreno, stretti nella morsa di curdi ed esercito siriano supportato dai raid aerei russi e dalle milizie sciite di Hezbollah e dei pasdaran iraniani. L’ultimo colpo all’opposizione armata in Siria è stato inferto dalle milizie curdo-siriane Ypg che si sono impadronite di una base aerea militare nel nord della Siria approfittando proprio dell’offensiva russo-governativa nella regione di Aleppo. Lo hanno riferito fonti concordanti sul terreno, precisando che lo scalo aereo di Manakh, in precedenza in mano ai ribelli, è stato preso dalle forze curde di Afrin, che nell’area hanno di fatto sostenuto l’azione del governo di Damasco contro le forze anti-governative. Dopo aver messo in sicurezza la provincia di Latakia, il governo ha lanciato nuove offensive anche su Idlib e Deraa.
La manovre di terra dei governativi ha essenzialmente due obiettivi, oltre la conquista della seconda città della Siria: tagliare la strada principale che da Aleppo conduce al confine turco e conquistare la cittadina di Tal Rifaat, considerata l’ultima roccaforte dei ribelli del settore nord. Le truppe di Damasco hanno conquistato anche la cima di Barlaheen, altura da cui sono in grado di controllare i movimenti di uomini e rifornimenti per i gruppi armati anti -Assad, oramai in ritirata.
Aleppo fin dai primi giorni del conflitto è stata divisa in due: da una parte i governativi e dall’altra i gruppi ribelli islamisti. Nel corso della guerra i gruppi armati dell’opposizone hanno costantemente preso di mira i quartieri abitati dai cristiani, una minoranza che ha patito una vera e propria persecuzione da parte delle milizie anti Assad.
La città di Aleppo è ritenuta dagli analisti militari e dagli osservatori politici un crocevia per il futuro esito della guerra. La liberazione della città consentirebbe al presidente Assad di rafforzare la sua posizione alla guida del paese e a imporre alla comunità internazionale un diverso approccio nei colloqui di pace. La liberazione di Aleppo poi consentirebbe poi a Mosca e Damasco di concentrarsi sullo Stato Islamico, un’offensiva che dovrà guardare a est, nella roccaforte Raqqa e nella città di Palmira, sito archeologico riconosciuto dall’Unesco che i jihadisti del Califfato hanno parzialmente distrutto.