Almeno 2.000 miliziani dell’opposizione siriana appoggiata da Ankara sono entrati in Siria dalla Turchia con armi e mezzi blindati per contrastare l’avanzata dei curdi del Pyd nell’area di Azaz a nord di Aleppo, nei pressi del confine. Lo sostengono media locali, citando tra l’altro fonti dell’Osservatorio nazionale siriano per i diritti umani in Siria (Ondus).
Allo stato attuale non è chiaro se siano miliziani del Free Syrian Army, che in passato hanno combattutto al fianco dei curdi siriano contro lo Stato Islamico, o altri gruppi di matrice jihadista e radicale sostenuti dalla Turchia in questi anni di conflitto nel paese arabo.
In ogni caso la decisione di Ankara di immettere nuovi combattenti in Siria in funzione anti curda sta creando forti tensione tra Erdogan, da un lato, e Stati uniti e Russia dall’altro. Questi ultimi, infatti, sostengono l’avanzata curda e ne supportano l’iniziativa militare contro gli uomini del Califfato. Un’azione che rischia di essere vanificata dai bombardamenti turchi e dal massiccio arrivo di gruppi armati dell’opposizione siriana supportati da Ankara.
Intanto il leader dei curdi siriani dell’Ypg ha negato che il suo gruppo sia dietro gli attentati in Turchia che ha ucciso 28 persone ad Ankara e almeno 7 a Diyarbakir. Salih Muslim ha messo in guardia la Turchia su eventuali operazioni di terra in Siria: “La realtà è che nessuna nostra unità è coinvolta e ha niente a che fare con le esplosioni”. Anche il Pkk si è dichiarato estraneo all’attacco, aggiungendo però che “potrebbe essere stata una rappresaglia per i massacri in Kurdistan”.