25 aprile. La libertà non è di parte


0 Condivisioni
Condividi su

(Federica Cannas) Non basta ricordare. Non basta ogni anno ripetere le stesse parole. Il 25 aprile, se ha ancora un senso, lo troviamo qui, adesso. E ci chiede di domandarci cosa significhi, davvero, resistere.

Nel 1945 la Resistenza aveva un volto chiaro. Era quello dei partigiani che combattevano sulle montagne, delle donne che sfidavano il coprifuoco, dei ragazzi che morivano in nome della libertà. Era una lotta contro l’occupazione nazifascista, contro un potere che voleva schiacciare le coscienze, uniformare i pensieri, cancellare la dignità. E quelle donne e quegli uomini scelsero di non piegarsi. Di resistere, appunto.

Eppure, c’è qualcosa che non mi torna mai, ogni volta che arriva il 25 aprile. Ed è questa sensazione di una festa che non appartiene a tutti, in un Paese che riesce sempre a dividersi anche sulla memoria. Ho sempre pensato che non fosse giusto. La Resistenza non è stata proprietà di una sola ideologia, e la Liberazione non può essere una bandiera di parte.
La storia, se la guardiamo davvero, ci racconta una verità diversa. I numeri, le sigle, i nomi, parlano chiaro. La Resistenza è stata un mosaico di forze diverse, unite dall’unico obiettivo di liberare l’Italia dal nazifascismo.

Nel Comitato di Liberazione Nazionale, accanto ai comunisti, c’erano i socialisti del Partito Socialista di Nenni, i liberali di Luigi Einaudi, i cattolici della Democrazia Cristiana, con uomini come De Gasperi, e persino i monarchici che, dopo l’8 settembre, scelsero la via della lotta.

Le formazioni partigiane erano altrettanto eterogenee. Le Brigate Garibaldi di ispirazione comunista, certo, ma anche le Brigate Giustizia e Libertà, nate dalla tradizione del Partito d’Azione. C’erano le Brigate Matteotti socialiste, le Fiamme Verdi, composte da cattolici, e ancora i Gruppi Autonomi. In Val d’Ossola, durante la breve esperienza della Repubblica partigiana del 1944, collaborarono fianco a fianco uomini di orientamenti diversi, dimostrando che la libertà si costruisce insieme o non si costruisce affatto.

E non possiamo dimenticare figure come Don Luigi Sturzo, che già nel 1920 lanciava il suo appello contro il regime nascente.
La Resistenza è stata degli studenti, degli operai, dei contadini, borghesi, degli intellettuali. E questa pluralità è la sua forza, la sua verità.

Allora perché il 25 aprile deve essere terreno di scontro e non di unità? Perché non possiamo vedere quella data come la nascita di un’Italia migliore, voluta da tutti quelli che non hanno accettato la dittatura?
Questa festa dovrebbe unirci, perché ci ha liberato da un nemico comune: il nazifascismo. Chi combatteva non lo faceva per un colore, ma per un’idea. Quella di una Repubblica fondata sulla libertà, sulla giustizia, sulla dignità umana.
E oggi? Oggi resistere significa ancora qualcosa. Forse, qualcosa di diverso. O forse no.

Resistere oggi significa non accettare l’indifferenza. Non voltarsi dall’altra parte davanti all’ingiustizia, non fare finta che il razzismo, il sessismo, l’omofobia non esistano. Significa difendere la democrazia, anche quando sembra scomoda, imperfetta, lenta. Anche quando sarebbe più facile lasciarla in mano a chi urla più forte.

Resistere significa proteggere la memoria, raccontare la verità dei fatti, anche quando il tempo sembra scolorirli, anche quando qualcuno vorrebbe riscrivere la storia. È scegliere di dire “no”, quando tutti dicono “sì”, solo per convenienza.
Nel 2025, resistere è anche tenere accesa la curiosità, la voglia di capire, di conoscere. Resistere all’appiattimento dei pensieri, alle semplificazioni, agli slogan vuoti. È dare valore alle parole, come facevano quei ragazzi che per un’idea di giustizia mettevano a rischio tutto.

E poi, resistere oggi è anche sperare ostinatamente. In un mondo più giusto, più solidale, più umano. Resistere è credere che cambiare si può, che la libertà non è un premio conquistato per sempre, ma una responsabilità quotidiana.

Il 25 aprile non è solo un giorno da celebrare. È una domanda. Rivolta a ciascuno di noi, ogni anno, ogni giorno.


Condividi su
0 Condivisioni