Doppio schiaffo per Barack Obama. Nei giorni in cui sta cercando di consolidare la sua eredità, a poco più di un anno dall’addio alla Casa Bianca, il presidente americano deve subire l’ennesimo stop su due delle sue promesse della prima ora: la riforma dell’immigrazione e la chiusura di Guantanamo. Temi che ora rischiano di infuocare ulteriormente la campagna elettorale per le presidenziali del 2016.
Il decreto che punta a regolarizzare fino a cinque milioni di di immigrati senza documenti è stato bloccato da una corte d’appello federale, con una sentenza che contesta l’uso del potere esecutivo da parte di Obama e di fatto rinvia ancora una volta l’entrata in vigore di un provvedimento varato più di un anno fa. E che rappresentò una sfida del presidente ai repubblicani in Congresso che ostacolavano ogni progetto di riforma complessiva. Ora la ‘sanatoria’, che eviterebbe a una generazione di immigrati il rimpatrio forzato, rischia di slittare al 2017, quando Obama non sarà più alla Casa Bianca. E quando oltre a un nuovo presiedente ci sarà un Congresso quasi completamente rinnovato.
Per questo il Dipartimento di giustizia ha deciso di giocare la carta finale: quella della Corte Suprema, a cui è stato presentato ricorso. Saranno i nove ‘saggì a pronunciarsi e a decidere se il decreto Obama è costituzionale o meno. Ma per l’avvio dell’esame bisognerà comunque aspettare la prossima primavera, con il verdetto finale previsto per giugno 2016, proprio quando partirà il rush finale della campagna elettorale. Capitolo Guantanamo.
L’ultimo sgambetto ai progetti di Obama di smantellare definitivamente il supercarcere nato dopo gli attentati dell’11 settembre è opera del Congresso. Dopo la Camera, infatti, anche il Senato ha approvato il bilancio per la Difesa che prevede tra le sue pieghe anche un divieto al trasferimento degli ultimi detenuti in alcuni centri di detenzione negli Stati Uniti. Un voto che rende difficile anche il ricorso all’arma del veto da parte di Obama, vista la schiacciante maggioranza con cui il provvedimento è passato. E mentre in un rapporto del Pentagono si individuano le prigioni americane in cui poter trasferire i detenuti, l’ultima possibilità per la Casa Bianca potrebbe essere quella di chiudere Guantanamo con un decreto esecutivo.
Il portavoce Josh Earnest non ha confermato ma nemmeno smentito. Sottolineando come, pur essendo Obama determinato a lavorare insieme al Congresso, sulla questione «tutte le opzioni restano sul tavolo». Sugli Usa è arrivato oggi il pressing critico dell’Osce: l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa chiede agli Stati Uniti di trasferire, rilasciare o processare gli ultimi detenuti rimasti. Detenuti che – si sottolinea – sono stati trattati «in maniera inumana».