Il presidente russo Vladimir Putin è «più parte del problema che della soluzione» in Siria. È quanto afferma il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in un incontro con alcuni giornali europei. «L’impegno occidentale – spiega l’ex premier polacco – non è proteggere Assad dall’opposizione. Invece il 90% degli azioni russe non è contro Isis. Putin ha le sue strategie che non sono le nostre».
«Sinchè i russi si concentreranno sull’ opposizione ad Assad – dice ancora il presidente Ue – sarà difficile dire che sostengono l’Europa o gli Usa. Quello che serve, oggi, è un coordinamento che scongiuri il ripetersi di eventi come quello del jet abbattuto».
Tusk esclude una mediazione tra Siria e dossier Ucraina: «la nostra linea è chiara, non ci sarà alcun baratto sottobanco coi russi fra Siria e Ucraina. Politicamente, vuol dire che manterremmo le sanzioni sino a che l’accordo di Minsk non sarà attuato. Occorre più buona volontà da parte di Putin».
Tusk torna poi sull’ipotesi di un’azione militare europea in Siria: «Isis sarà pericoloso fintanto che noi europei saremo vulnerabili e passivi. Fonti Nato e informatori regionali dicono che, in quanto struttura militare, non avrebbe scampo se i Paesi occidentali fossero pronti ad agire con determinazione. Isis si rafforza con la debolezza degli altri».
Ma Assad potrebbe avere un ruolo nell’eventuale nuova Siria? «Una transizione richiede cooperazione globale. Se, con dei limiti, ci fosse bisogno di Assad, allora va bene». «Si può fare se tutte le parti si intendono col medesimo obiettivo di riferimento».
Il presidente Ue riflette infine sui flussi dei migranti: l’ ipotesi di una mini Schengen senza Grecia? «Una mini Schengen è una ‘no-Schengen’. Non può essere meglio alzare una barriera fra Germania e Spagna piuttosto che rafforzare le frontiere esterne Ue: è proprio quello che dobbiamo fare. Non è che i migranti sono troppi e quindi non li possiamo fermare. Sono troppi e dunque li dobbiamo fermare».