(Francesco Gori) – Fiaccato dai raid aerei russi che gli hanno fatto perdere postazioni, uomini e armementi, Daesh ora vive anche una crisi di natura economica. L’aver colpito uno delle principali fonti di finanziamento, il traffico di petrolio da Siria e Iraq verso la Turchia vale da solo circa il 43% delle entrate*, ha messo in ginocchio la potente macchina da soldi del gruppo terroristico che ha visto drasticamente ridimensionarsi il suo fatturato di quasi tre milioni di dollari al giorno.
Negli ultimi mesi, l’intensificarsi dei raid aerei da parte delle forze di coalizione guidate da Stati Uniti e Russia sulle infrastrutture petrolifere controllate da Daesh ha quindi raggiunto un risultato atteso: togliere la linfa vitale a un’organizzazione che ha saputo trasformare in denaro contante quasi ogni atto criminale compiuto nei due paesi arabi.
Non stupisce dunque la notizia secondo la quale i vertici militari di Daesh avrebbero deciso di dimezzare gli stipendi dei suoi combattenti in Siria e in Iraq. L’indiscrezione, rivelata dall’Osservatorio siriano per i Diritti Umani (OSDH), è giudicata attendibile e confermata da più fonti. Una misura che rischia davvero di mettere in ginocchio l’imponente reclutamento di massa di giovani jihadisti, spesso emarginati in patria e in cerca di riscatto nelle guerre contro i governi di Damasco e Baghadad.
Più che le motivazioni religiose, sono soprattutto quelle di carattere economico a convincere i giovani di mezzo mondo a fare il grande salto della lotta armata, compreso il sacrificio della propria vita attraverso gli attentati kamikaze. Soldi che sono arrivati direttamente dal Qatar e da facoltose famiglie del Kuwait, le dirette responsabili della crescita del Califfato insieme ad Arabia Saudita e Turchia. Differentemente da Al Qaeda e altri gruppi fondamentalisti, Daesh comunque non ha bisogno di particolare sostegno dall’estero proprio per la natura stanziale dei suoi attuali insediamenti.
Secondo l’OSDH, nessun miliziano di Daesh “sarà esente dal provvedimento, qualsiasi posizione ricopra, ma la distribuzione di beni alimentari continuerà come sempre due volte al mese”. I salari verrebbero ridotti da 400 a 200 dollari per i combattenti locali, mentre quelli stranieri, che guadagnano il doppio rispetto ai compagni siriani, vedranno lo stipendio abbassarsi a 400 dollari.
*La principale fonte di approvvigionamento di denaro è rappresentata dalle tasse sulle attività economiche nei territori in cui è insediato Daesh, con il 50% dell’intero fatturato. Il restante 7% è rappresentato da traffico di droga, donazioni e vendita di elettricità.