Si terrà come previsto domenica 11 maggio il referendum separatista indetto dai filorussi nell’Ucraina orientale. Lo hanno reso noto gli stessi separatisti. In precedenza il presidente russo Vladimir Putin aveva proposto ai secessionisti del sud-est ucraino di rinviare il referendum indipendentista per avviare un dialogo con Kiev. Sempre secondo Putin, le elezioni presidenziali del 25 maggio sono un passo nella giusta direzione. Per questa ragione il Cremlino ha annunciato anche di aver ordinato il ritiro delle truppe dal confine. Circostanza, questa, non confermata dalla Nato.
Intanto, Putin durante la posa di una corona presso il monumento al milite ignoto, vicino al Cremlino, ha dichiarato che il “nazismo europeo alza di nuovo la testa” e l’Ucraina ne è “un esempio”, capace di dare spettacolo di irresponsabilità che reca con sè “numerosi problemi”.
Anche il presidente ad interim ucraino Oleksandr Turcinov, come pure il premier Arseni Iatseniuk, respinge l’ipotesi di negoziati con i secessionisti filorussi del sud-est del paese. “Siamo pronti a discutere con i rappresentanti delle amministrazioni locali, con gli attivisti pubblici e gli imprenditori delle regioni di Donetsk e Lugansk, ma gli Stati civilizzati normalmente non parlano con criminali armati con mani sporche di sangue”.
Il segretario del consiglio per la sicurezza nazionale per la difesa dell’Ucraina, Andrii Parubi, ha confermato che l’operazione militare nel sud-est dell’Ucraina proseguirà indipendentemente dalla decisione dei secessionisti filorussi sul possibile rinvio del referendum autonomista dell’11 maggio.