(Francesco Gori) – Il confine turco è il luogo di transito di decine di migliaia di terroristi che da quasi 5 anni stanno devastando la Siria, in una guerra che ha già causato oltre mezzo milioni di morti, centinaia di migliaia di feriti, molti dei quali rimarranno mutilati per sempre, e milioni di profughi. Quel confine, secondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, deve essere chiuso al più presto. Questo è l’unico modo per tagliare il percorso delle forniture per i terroristi, che arrivano in Siria anche attraverso i convogli umanitari.
Una striscia maledetta dove ogni giorno, grazie all’appoggio delle autorità di Ankara, passano armi e rifornimenti di varia natura destinati ai gruppi armati siriani, in cui la componente jihadista è diventata largamente predominante, tanto da aver smontato la fantasiosa teoria, tanto cara all’Occidente, dei ribelli moderati. Quel confine è anche il luogo di passaggio di milioni di barili di greggio che la Turchia acquista dallo stato islamico, un traffico che ha consentito ai terroristi del Califfato di incassare una somma imponente di denaro con il quale finanziare la guerra al governo di Damasco. Dopo l’ingresso in campo della Russia, quel traffico è stato drasticamente ridimensionato: pochi mesi di raid aerei sono serviti a distruggere migliaia di autocisterne che ogni giorno facevano la spola dai territori controllati dai terroristi alla Turchia.
“Non c’è posto per i terroristi e gli estremisti, sia nel cessate il fuoco, che in un processo politico”, ha ribadito Lavrov. “Un compito molto speciale è quello di tagliare le forniture per i terroristi dall’esterno. Per raggiungere questo obiettivo, è importante chiudere il confine tra Siria e Turchia, perché attraverso di esso, queste bande ricevono armi, anche attraverso convogli umanitari”, ha spiegato. Il capo della diplomazia russa ha sottolineato che una “sconfitta massiccia dello stato islamico e di Jabhat Al-Nusra costituisce un prerequisito necessario per preservare i diritti del popolo siriano che ha troppo sofferto”.
“Migliorare la situazione umanitaria in Siria – ha concluso il ministro russo – è una delle priorità principali delle Nazioni Unite. Tuttavia, la risoluzione dei problemi umanitari e la ricostruzione del paese distrutto dalla guerra sarà possibile solo attraverso il mantenimento di un cessate il fuoco sostenibile e la creazione di un dialogo tra siriani sul futuro del paese, che dovrà essere deciso dai siriani stessi, senza interferenze esterne”.
Lungo quel confine si intensificano le azioni militari della Turchia (contro i curdi) e dei terroristi, in ritirata dopo l’imponente azione militare della Russia e dell’esercito siriano. Proprio ieri tre persone sono state uccise e altre 8 ferite da colpi di artiglieria su Kinsibba, Nord della Siria, a pochi chilometri dal confine turco, dove è stato aperto il fuoco su un gruppo di giornalisti internazionali. Secondo fonti militari i colpi venivano da Bdama, loacalità ancora controllata dai jihadisti di Jabhat al Nusra (ossia il “Fronte del soccorso al popolo di Siria”), gruppo affiliato ad Al Qaida nonché una delle due organizzazioni terroristiche che non rientrano nella tregua e che quindi restano obiettivi dei raid russi in Siria.
con fonte Ansa, Askanews e Syria- l’altra faccia della rivolta