(Francesco Gori) – Lo Stato Islamico, piegato dai bombardamenti russi e della coalizione guidata dagli Stati Uniti, vede vacillare il suo dominio sull’autoproclamata capitale Raqqa, oramai letteralmente sconquassata da rivolte contro gli uomini del califfato e da diserzioni. Lo riporta Rt che cita fonti sul territorio e e le testate Alalam e Hamrin. Dopo giorni di scontri, che avrebbero provocato decine di morti, circa “200 miliziani dell’Isis” hanno deciso di “sostenere la popolazione locale” e questo ha obbligato i terroristi a organizzare dei “posti di blocco all’ingresso della città”. Lo riporta una fonte a Sputnik News, testata russa vicina al Cremlino. I cittadini di Raqqa avrebbero così conquistato cinque quartieri della città – al-Dareiyeh, al-Ramileh, al-Ferdows, al-Ajili e al-Bakri – dove la bandiera nera dell’Isis è stata rimpiazzata con quella Siriana.
Nei giorni scorsi, secondo quanto riportato dal gruppo di giornalisti attivisti “Raqqa is Being Slaughtered Silently” (Rbss) su Twitter, i miliziani dello Stato islamico hanno ucciso otto jihadisti olandesi accusati di aver tentato la diserzione e l’ammutinamento. L’esecuzione è avvenuta a Maadan, nella provincia di Raqqa. Rbss documenta gli abusi degli uomini del Califfato a Raqqa dall’aprile del 2014. Tra le file dell’Isis ci sono almeno 75 miliziani olandesi affiliati, alcuni dei quali di origine marocchina, con cui l’Isis ha avuto rapporti tesi nel corso di tutto il mese di febbraio 2015. Secondo i servizi segreti olandesi, circa 200 persone provenienti dai Paesi Bassi, tra cui 50 donne, si sono finora unite all’Isis in Siria e in Iraq.
A Raqqa vi sono anche agenti del governo siriano che monitorano la situazione e riferiscono, con grande cautela, ogni movimento e azione dello Stato Islamico. un lavoro di intelligence svolto anche grazie a centinaia di uomini e donne che sono in stretto contatto con i media e governo di Damasco. Il gruppo più importante è l’Avanguardia del Partito Baath. Vestiti spesso da contadini o abitanti dei quartieri poveri, gli agenti segreti si mescolano tra la gente raccogliendo informazioni sulle strutture del comando e delle truppe del Califfato.
Gli analisti del Pentagono hanno recentemente sottolineato come l’Isis disponga in Siria di un numero di uomini che oscilla tra le 19 mila e le 25 mila unità. «Si tratta della cifra più bassa da quando abbiamo iniziato a monitorare la situazione», ha scandito la portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Emily Horne. Si stima, inoltre, che i jihadisti avrebbero perso il 40 per cento dei loro territori. Il calo delle forze siriane del Califfato, come riporta il Corriere della Sera, è riconducibile a vari fattori: «Innanzitutto il gruppo terroristico dopo ogni raid fatica a rimpolpare le sua fila. Trovare nuove reclute è sempre più difficile: se nei mesi precedenti il ricambio era stato di 1.000 uomini al mese, ora Isis non riesce a rimpiazzare i caduti. In caduta libera sembra essere soprattutto il numero dei foreign fighters che entrano in territorio siriano. Dal 2012 fino a buona parte del 2014 passare il confine turco-siriano per andarsi ad arruolare non era così difficile». Ora le cose sono decisamente cambiate e l’afflusso di miliziani dalla Turchia si è drasticamente ridotto.
«La brutalità dei miliziani che stuprano, uccidono e decapitano, sembra aver stancato anche i giovani delle periferie occidentali che all’inizio solidarizzavano con Isis. L’anno scorso i video delle decapitazioni avevano una presa incredibile in rete. I retweet e le condivisioni erano migliaia, personaggi come il rapper Deso Dogg e jihadi John erano oggetto di idolatria in certi forum e nelle chat su Telegram. Ora i numeri delle condivisioni e della presenza in rete sono scesi». Anche questo serve a spiegare le rivolte contro gli uomini del califfato e le diserzioni a Raqqa, in quello che fino a pochi mesi fa sembrava un fortino inespugnabile nelle mani dei terroristi.