I curdi smentiscono che la Federazione autonoma nel Nord della Siria sia un primo passo verso la secessione


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La Federazione autonoma nel Nord della Siria proclamata dalla minoranza curda è un primo passo verso la secessione o piuttosto verso la riorganizzazione della Siria in una Federazione? Alcuni esponenti dell’amministrazione di Rojawa (così i curdi chiamano il Kurdistan siriano) nelle ore dell’annuncio parlano – in condizione di anonimato – di “un investimento sulla posizione della Russia circa la possibilità di trasformare la Siria in una Repubblica Federale” e di “una sorta di pressione per essere coinvolti nei colloqui di Ginevra” come parte che ha diritto alla propria voce in capitolo. Insomma, una prima mossa nell’ottica della divisione della Siria in base ad un assetto federale, dove i curdi avrebbero la loro entità autonoma, come pure, con ogni probabilità, i sunniti, e la minoranza alawita fedele ad Assad.

AUTONOMIA COME PER I CURDI IRACHENI Rojawa dal 2013 è governata da una amministrazione (autonoma) guidata dal Partito dell’Unione Democratica (PYD), ala politica delle Unità di Difesa del Popolo (YPG), le milizie armate ritenute dalla Turchia l’estensione siriana del Partito dei Lavoratori del Kurdistan turco (PKK). “Si tratta di una amministrazione autonoma curda intesa all’interno di un futuro Stato federale in Siria”, ha detto una fonte ufficiale curda spiegando che la “regione autonoma avrà confini amministrativi su basi geografiche a prescindere delle sue componenti etniche”. Insomma “non più ne meno di quanto avviene in Iraq con la regione autonoma del Kurdistan”, ha precisato.

MOSCA DIETRO DECISIONE CURDI? Gli stessi curdi si mostrano realisti circa la loro decisione: “Non ci aspettiamo certo un vasto sostegno internazionale e tanto meno regionale”, ha detto un altro esponente del PYD. La stessa fonte ricorda però che la Russia, per bocca del suo vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov, il 29 febbraio scorso “ha parlato della possibilità di trasformare la Siria in uno Stato federale, anche se non ha ancora espresso una posizione esplicita di sostegno ai nostri progetti”. Un’ipotesi sino ad ora ufficialmente respinta dal Cremlino, che parla della necessità di uno Stato unitario, ma anche una prospettiva giudicata da molti inevitabile se si vuole arrivare ad una soluzione tra le varie parti in conflitto in Siria.

WASHINGTON PRENDE LE DISTANZE MA NON TROPPO Da parte sua, Washington, già prima dell’annuncio, aveva preso le distanze dai curdi, parlando di “decisione che non può essere presa unilateralmente”. Ma al di là dello scontata opposizione della totalità dei governi arabi ad una autonomia curda, anche per motivi etnici, sono potenze regionali come Turchia e Iran che hanno significative minoranze curde, anche ben più numerose da quella siriana, ad opporsi fermamente.

SECCO NO DI ANKARA “Una decisione che non ha alcun valore né validità”. Così un funzionario del ministero degli esteri turco, ha liquidato la questione, definendo “fondamentale l’unità territoriale siriana”, e specificando che la Turchia sosterrà “una soluzione in Siria che preservi l’integrità del Paese”. Solo pochi giorni fa il premier turco Ahmet Davutoglu è stato a Teheran, dove ha incontrato il presidente iraniano Hassan Rohani: sul piatto anche la possibilità di una Federazione siriana. “Abbiamo informato tutti i nostri amici e vicini e anche i russi che la sovranità dei Paesi della regione è un principio al quale teniamo, sia in Iraq che in Siria”, ha detto Rohani citato dall’agenzia Farsnews.

ASSAD: QUESTIONE CURDA LEGATA ALLA COSTITUZIONE SIRIANA Interpellato da France Presse alcuni giorni fa sulla possibilità di riconoscere ai curdi un’autonomia amministrativa, il presidente siriano Bashar al Assad ha detto che “la questione è legata direttamente alla costituzione siriana” e che “queste vicende devono far parte di un dialogo politico futuro” e oggetto di “un referendum”. L’ambasciatore siriano Bashar Jàafari, alla guida della delegazione di Damasco ai colloqui di Ginevra sulla Siria, ha invece seccamente respinto l’idea di un sistema federale curdo nel nord del Paese. “Quello di cui stiamo parlando qui è come salvaguardare l’unità della Siria” e rispettare l’integrità della Siria, territoriale e del popolo. “Scommettere sulla creazione di divisioni sarebbe un fallimento totale”.

 

 

 

 

 

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