L’esercito turco è pronto ad applicare le sue regole d’ingaggio nei confronti dell’organizzazione del Partito dell’unione democratica curda (Pyd) nel caso in cui i suoi militanti oltrepassino il confine siriano o minaccino la sicurezza di Ankara. Lo riferisce il quotidiano filo-governativo turco “Yeni Safak”, dopo aver consultato fonti della sicurezza di Ankara.
“Secondo le regole d’ingaggio della Turchia – ricorda lo “Yeni Safak” – l’esercito può rispondere nel caso di una violazione del confine o della sicurezza del paese colpendo i punti da cui provengono le minacce”. Nelle ultime settimane sono state diffuse diverse notizie sulla presenza di miliziani del Pyd che combattono a fianco di quelli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nella regione sud-orientale turca di Nusaybin.
“Se le notizie fossero confermate – aggiunge il quotidiano – le regole d’ingaggio sarebbe applicate contro il gruppo terroristico e l’esercito potrebbe colpire suoi obiettivi in Siria”. Le autorità turche considerano il Pyd un’organizzazione terroristica affiliata al Pkk, gruppo inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche sia da Ankara che dall’Unione europea.
Le forze armate turche hanno rafforzato recentemente le misure di sicurezza al confine con la Siria, dispiegando carri armati e intensificando la loro presenza nell’area nel timore di attacchi da parte dello Stato islamico (Is). Nelle ultime settimane infatti ci sono stati molteplici attacchi del gruppo jihadista nella provincia meridionale turca di Kilis. Il 26 aprile scorso il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva rivelato in un’intervista al quotidiano “Haberturk” che la Turchia ha anche raggiunto un accordo con gli Stati Uniti per l’impiego del sistema lanciarazzi ad alta mobilità Himars nelle zone al confine con la Siria.
Il sistema sarà dislocato lungo il confine siriano a partire da maggio”, aveva sottolineato Cavusoglu, osservando che in questo “modo la Turchia sarà in grado di colpire le postazioni di Daesh (acronimo in arabo per Stato islamico in Iraq e in Siria) in modo più efficace”. Il ministro degli Esteri aveva precisato inoltre che l’impiego del sistema Himars permetterà all’esercito di colpire le posizioni dello Stato islamico entro un raggio di 90 chilometri, sopperendo ai limiti dell’artiglieria pesante turca i cui proiettili hanno un raggio d’azione di circa 40 chilometri. Oltre a rispondere ai continui bombardamenti da parte dello Stato islamico contro i villaggi della provincia di Kilis, il sistema Himars consentirà di ampliare il controllo del corridoio di Manbij, valico fra Siria e Turchia utilizzato dai terroristi per i propri traffici illegali e per il trasferimento di combattenti provenienti dalla Turchia.
Oltre all’impiego del sistema Himars Ankara avrebbe chiesto agli Usa anche l’utilizzo di droni equipaggiati con missili Hellfire, attualmente dislocati nella base aerea di Incirlik nella provincia meridionale di Adana. La Turchia vuole stabilire una zona di sicurezza nel tratto lungo 98 chilometri fra il valico di Manbij e i campi profughi situati lungo il confine turco-siriano. Da tempo il governo turco preme per la creazione di una “zona di sicurezza” nel nord della Siria, ma fino ad oggi ha ricevuto forti opposizioni dai paesi occidentali, in particolare dagli Stati Uniti.