Il pellegrinaggio annuale dei fedeli sciiti iraniani alla Mecca previsto il prossimo settembre rischia di saltare a causa dei fortissimi contrasti tra Iran e Arabia Saudita, le due principali potenze rivali del Medio Oriente. A nulla è valso il viaggio di quattro giorni di una delegazione iraniana per colloqui con i sauditi allo scopo di trovare un’intesa sulle modalità di partecipazione dei pellegrini sciiti all’annuale “Hajj”, l’obbligo per ogni musulmano di recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita. A confermarlo è stato il ministro iraniano della Cultura, Ali Jannati. “Non si è riusciti a trovare un accordo per colpa della parte saudita, ormai è troppo tardi”, ha detto al Jannati all’agenzia di stampa ufficiale iraniana “Irna”. “Il loro atteggiamento è stato freddo e inappropriato. Non hanno accettato le nostre proposte relative al rilascio dei visti, il trasporto e la sicurezza dei pellegrini”, ha aggiunto il ministro.
Sembra che i sauditi abbiano imposto agli iraniani di accedere al loro territorio da un altro paese per poter concedere i visti d’ingresso. I rappresentanti dell’Iran, da parte loro, chiedono che il rilascio dei visti avvenga attraverso l’ambasciata svizzera a Teheran, che cura gli interessi dei sauditi dopo che Riad ha interrotto ogni rapporto con l’Iran in seguito all’assalto dei manifestanti sciiti contro le sedi diplomatiche saudite nel paese degli Ayatollah. L’incidente era stato preceduto dall’uccisione del leader politico-religioso sciita Nirm al Nirm, condannato a morte dalle autorità di Riad per terrorismo. Nel 2015 circa 64 mila pellegrini iraniani si sono recati in Arabia Saudita per partecipare alle celebrazioni dell’Hajj. Tuttavia, il pellegrinaggio dello scorso anno è stato segnato dalla tragedia di Mina, dove a causa della calca, dovuta a problemi organizzativi, hanno perso la vita oltre duemila persone, tra cui 464 iraniani. Un’altra questione controversa riguarda proprio garanzia delle misure di sicurezza dopo i clamorosi incidenti dello scorso anno.
A gennaio, inoltre, l’Arabia Saudita ha annunciato l’interruzione dei legami sia diplomatici che commerciali con l’Iran. Il responsabile della diplomazia di Riad, Adel al Jubeir, aveva comunque assicurato che non vi sarebbero state restrizioni per i pellegrini iraniani che desiderano recarsi in pellegrinaggio a Mecca e alla Medina. “Ogni musulmano è il benvenuto a Mecca e Medina, inclusi i pellegrini iraniani”, aveva detto al Jubeir lo scorso gennaio, intervenendo ad una conferenza stampa congiunta con l’omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier. Secondo il titolare della diplomazia di Riad, inoltre, la crisi tra il regno sunnita e il suo rivale a maggioranza sciita “non ha nulla a che fare” con il pellegrinaggio annuale dell’Hajj o con l’Umra (pellegrinaggio minore). Alcuni organi di stampa aveva diffuso la notizia, poi rivelatasi infondata, che l’Iran aveva ufficialmente sospeso il pellegrinaggio obbligatorio alla Mecca.
Secondo alcuni osservatori la decisione spetterebbe in realtà alla guida suprema iraniana, l’Ayatollah Khamenei, massimo leader politico e religioso della Repubblica islamica. Le autorità iraniane avevano già vietato il pellegrinaggio minore, noto come Umra, nella primavera del 2015 dopo i presunti sessuali subiti da due pellegrini iraniani ad opera di funzionari aeroportuali sauditi. Il ministro iraniano della Cultura, in quell’occasione, aveva dichiarato che “fino a quando queste persone colpevoli non saranno processate e punite, l’Umra sarà bloccata e i voli dall’Iran sospesi”. Adesso gli iraniani potrebbero effettivamente annunciare anche il blocco dell’Hajj, il pellegrinaggio obbligatorio e quinto pilastro dell’Islam.