Il capo dello Stato tunisino, Beji Caid Essebsi, ha presieduto un incontro sulla formazione del nuovo governo di unità nazionale con il segretario generale del sindacato dei lavoratori Ugtt, Houssine Abassi, il presidente dell’Unione dell’Industria, del commercio e dell’artigianato (Utica), Wided Bouchamaoui, il presidente dell’Unione dell’agricoltura e della pesca, Abdelmajid Ezzar e con Hafehd Caid Essebsi del partito Nidaa Tounes, Ali Laarayedh di Ennahda, Slim Riahi di Upl, Yassine Brahim di Afek Tunes, Mohamed Jegham di Moubadara , Samir Taieb di Massar, Mohsen Marzouk dell’Mpt e Issam Chebbi di Jomhuri. All’incontro non ha partecipato il rappresentante del Fronte popolare.
Il 21 giugno Essebsi ha ricevuto il coordinatore del movimento Machrou Tounes (Progetto per la Tunisia), Mohsen Marzouk, per colloqui sulla formazione di un nuovo governo di unità nazionale. Dopo l’incontro, Marzouk (ex curatore della campagna elettorale del presidente Essebsi) ha ribadito il sostegno del suo movimento all’iniziativa presidenziale volta a creare un ampio esecutivo aperto a tutte le forze politiche del paese, incluse le parti sociali (sindacati e imprese).
In precedenza, il Capo di Stato aveva incontrato il primo ministro Habib Essid ed insieme avevano concordato sulla necessità di velocizzare le trattative per la formazione di un nuovo governo. Nel corso della riunione il premier ed il presidente Essebsi avevano evidenziato i progressi compiuti nelle consultazioni per la formazione di un governo di unità nazionale e la necessità di accelerarne l’attuazione. La scorsa settimana sono circolate voci sulla possibilità che Essid si dimettesse, accogliendo quindi l’iniziativa lanciata in precedenza dal presidente Essebsi.
Secondo una fonte citata dall’agenzia stampa “Tap”, il capo del governo avrebbe annunciato ai rappresentanti della coalizione governativa che si dimetterà alla fine delle consultazioni sulla formazione del nuovo esecutivo. Essid aveva detto che le riunioni tenute nei giorni scorsi con i rappresentanti dei partiti politici “fanno parte della consultazione proposta dalla presidenza per la formazione di un governo di unità nazionale. Non si tratta di consultazioni per trovare un’alternativa all’iniziativa di Essebsi”, dice la nota. Lo scorso 14 giugno invece il portavoce del governo, Khaled Chouket, aveva detto che Essid non era disposto a rassegnare le dimissioni.
Essebsi, da parte sua, aveva annunciato l’iniziativa per la formazione di un governo di unità nazionale il 3 giugno scorso, invitando i sindacati, le imprese e tutti i partiti politici ad aderirvi. Essebsi aveva spiegato di aver tratto spunto dall’esperienza e dall’eredità politica di Habib Bourguiba, “padre della patria” tunisino che nel 1959 formò un governo di unità nazionale dopo la dichiarazione d’indipendenza dalla Francia. Il presidente aveva detto di essere unito da un “solido rapporto di fiducia” con il premier Essid, auspicando che il primo ministro resti in carica fino al termine dei colloqui per la formazione di un nuovo governo, al fine di evitare un vuoto di potere. Il capo dello Stato aveva poi accolto con favore il sostegno alla sua iniziativa garantito da Ennahda, il partito democratico musulmani affiliato ai Fratelli musulmani, e non aveva esitato a lanciare delle frecciate ai partiti di sinistra, che hanno denunciato di essere stati esclusi dalle trattative, chiedendo un dialogo più inclusivo.
La Tunisia, inoltre, dovrà preservare la stabilità finanziaria e fiscale del paese realizzando anche una riforma del sistema fiscale che sappia modernizzare l’amministrazione fiscale e rilanciare la lotta sollevazione. Le autorità di Tunisi dovranno migliorare il contesto imprenditoriale per riuscire ad attrarre nuovi investitori ed incoraggiare l’iniziativa privata, rendendo più competitive le compagnie statali. Secondo il ministro Chaker, le stime sulla cifra degli investimenti previsti nel piano quinquennale sarebbe pari a circa 55 miliardi di euro. Il tasso di interesse del prestito concesso dall’Fmi alla Tunisia, per quattro anni, è dell’1 per cento nel 2016 e salirà il prossimo anno al 2 per cento e sarà rimborsato in otto rate.