Le Forze siriane democratiche, le milizie curde sostenute dagli Stati Uniti, hanno iniziato il loro ingresso nella città di Manbij, nel nord della Siria, il cui centro è ancora controllato dallo Stato islamico. E’ scaduto infatti l’ultimatum di 48 ore lanciato per consentire ai jihadisti di ritirarsi dalla città. Un portavoce delle milizie curde ha reso noto ai media arabi che “finora non abbiamo avuto risposte per l’ultimatum e per l’offerta di ritiro in sicurezza dei loro combattenti da Manbij e per questo sono ripresi gli scontri”. Al momento le milizie curde controllano la periferia della città mentre si combatte per conquistarne il centro. L’ultimatum era stato lanciato due giorni dopo i raid della coalizione a guida Usa a Manbij, in cui sono rimasti uccisi anche 56 civili in fuga dalla città.
Dopo i raid, un gruppo dell’opposizione siriana ha esortato la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti a sospendere i suoi attacchi contro lo Stato Islamico in Siria. “Il presidente della Coalizione dell’opposizione siriana, Anas al Abde, ha inviato una lettera urgente ai ministri degli Esteri dei paesi membri della coalizione anti-Stato islamico dopo gli orribili massacri avvenuti vicino a Manbij, nel nord est di Aleppo, a causa dei raid aerei della coalizione”, secondo un comunicato. L’oppositore, la cui organizzazione ha sede a Istanbul, “ha chiesto l’immediata sospensione delle operazioni militari della coalizione in Siria per consentire un’indagine approfondita”.
Il Consiglio militare di Manbij guida le operazioni per la liberazione della città iniziate a giugno scorso. Manbij si trova sulla strada nord-sud che collega Jarablus, centro al confine con la Turchia controllato dallo Stato islamico, e al Raqqa, la “capitale” dell’Is in Siria. Il corridoio di Manbij si estende su un’area di 98 chilometri lungo il confine turco-siriano ed è un valico strategico utilizzato dall’Is per i propri traffici illegali e per il trasferimento di combattenti provenienti dall’Europa. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha precisato che dall’inizio delle operazioni delle Forze siriane democratiche (Sdf, coalizione curdo-araba di cui fanno parte le Ypg) migliaia di persone hanno abbandonato la città. Il flusso di sfollati è aumentato in modo considerevole a partire dallo scorso 10 giugno quando le forze curdo-arabe hanno circondato la città.
La maggioranza delle persone è fuggita a sud del distretto di Manbij, cercando rifugio nelle aree controllate dalle Sdf. Secondo dati delle Nazioni Unite, almeno 60 mila persone risiederebbero ancora nella città, ritenuta strategica dalle forze sostenute dagli Stati Uniti a causa della sua posizione a metà del corridoio che unisce al Raqqa, principale roccaforte dello Stato islamico in Siria, a Jarabulus, al confine con la Turchia. Dopo un inizio promettete l’offensiva condotta dalle Forze democratiche siriane e sostenuta dall’Occidente si trova attualmente in fase di stallo. Lo scenario vede le milizie curde e arabe bloccate nella zona a sud della città e impossibilitate a proseguire l’avanzata a causa di una violenta controffensiva lanciata dallo Stato islamico.