di Maddalena Celano
Un articolo de Il Fatto Quotidiano del 1 ottobre, firmato da Andrea Lupi e Pierluigi Morena e intitolato: Cuba diventerà digitale, il wi-fi arriva a L’Avana, afferma: “Il governo di Raúl Castro aveva appena annunciato con enfasi il progetto: entro la fine del 2016 sarà installato wi-fi a pagamento nel luogo più rappresentativo e affollato di L’Avana: il Malecón.Così sei chilometri di costa, dal Paseo del Prado alla foce del fiume Almendares, confine occidentale del centro della Capitale, si gremiranno di cubani in cerca di connessione wi-fi, i turisti stranieri l’accesso alla rete lo trovano più comodamente nelle camere d’albergo. Sarà questa l’occasione per vedere attenuate le abituali polemiche tra filo-governativi e dissidenti anticastristi, con i primi che imputano all’embargo imposto dagli Stati Uniti i ritardi nello sviluppo di infrastrutture sulle telecomunicazioni dell’isola, e i secondi che accusano il governo di limitare gli accessi e di controllare le informazioni che girano sul web, quindi facendo prevalere ragioni squisitamente repressive.” Quando i giornalisti italiani scrivono della realtà Cubana, noto fastidiosi toni ideologici (il pregiudizio politico verso il socialismo cubano), oltre che approssimazione, superficialità e scarsità di prove e fonti a supporto delle loro affermazioni. Insomma: le notizie su Cuba, sulle nostre testate nazionali, vertono prevalentemente su traduzioni approssimative di articoli ripresi da testate nord-Americane perciò poco attendibili, viste le problematiche relazioni tra Cuba ed U.S.A. Inoltre, raramente ho avuto l’ impressione che i giornalisti in questione abbiano mai visitato l’ isola. I giornalisti infatti scrivono: “Di certo, la connessione al web oggi è difficoltosa, si stima che solo il 5% della popolazione abbia accesso alla rete, e per quanto i cubani facciano ricorso alla loro fervida immaginazione per condividere in qualche modo gli accessi, il digital divide crea una vera frattura sociale. I privilegiati da una parte, ossia i politici, i funzionari della nomenclatura, i medici e i giornalisti dei mezzi informativi affini al potere, che hanno possibilità di accedere alla rete, e la maggioranza della popolazione dall’altra, con un’ampia fetta di cittadinanza che vede Internet come uno strumento economicamente irraggiungibile, un’ora di connessione costa due pesos convertibles, circa due dollari, lì dove lo Stato eroga stipendi medi di appena 25 dollari”.
La verità mai documentata sulla relazione tra Cuba e il wi-fi
In realtà la notizie è ideologica e imprecisa, poiché sin dal lontano 1987 il Governo Cubano ha provveduto a creare il Club della Gioventù di Informatica ed Elettronica (JCCE), una rete di computer che fornisce accesso alla cubana “intranet”, con pagine del paese, corsi gratuiti di informatica e per lo sviluppo di altre abilità come il design e le lingue straniere. Soltanto nel 1987, più di 35.000 visitatori in soli due mesi, raggiunsero il primo JCCE, soprattutto bambini e giovani. Attualmente, cioè sin dal 2010, il progetto JCCE è notevolmente esteso e comprende tutto il territorio nazionale, fornendo supporti comunicativi ed informatici a tutta la popolazione cubana. Oggi lo JCCE copre tutti i maggiori centri cubani, quartiere per quartiere, ha ampliato la rete (da circa 10 anni si ha un vero e proprio acceso ad internet) offrendo corsi gratuiti non solo di informática ma anche di giornalismo, editing, blogging e lingue straniere. Perciò, attualmente, qualsiasi cittadino cubano può usufruire di internet illimitato e gratuito, semplicemente recandosi ad un centro JCCE. Personalmente conosco diversi cubani blogger (non necesariamente dissidenti) o provvisti di profili Facebook (da diversi anni): nessuno di loro lavora per il governo o appartiene alla nomenklatura. Il 4 aprile del 2001, presso lo Youth Club Centrale, si crearono 126 nuovi impianti. Nel dicembre 2004 si crearono le prime 100 strutture del nuovo piano. Nel 2005 ogni villaggio venne fornito di almeno 2 strutture JCCE. Attualmente ci sono più di 600 impianti in tutto il paese. C’è un Club Giovanile per ogni 18.673 abitanti, 138 circoli giovanili che si trovano in piccole comunità al di fuori delle sedi comunali e 39 Youth Club che si trovano nelle zone di montagna. In realtà, il popolo cubano è il più informatizzato e tecnologgizzato di tutta l’ America Latina. I servizi Young Club hanno carattere sociale ed offrono la soluzione alle più diverse esigenze e problematiche della società cubana, svolgono un ruolo stimolante nella vita sociale, culturale e spirituale della formazione cubana. Le questioni relative all’ informatica, alla comunicazioni e all’elettronica sono un pilastro fondamentale del lavoro che si svolge in queste strutture. Tutti i corsi vengono Certificati, strutturati dalle 10 alle 120 ore, variano dagli strumenti di progettazione, alla programmazione, alla gestione di database, alle reti, alle e-mail, all’ elettronica di base, al blogging fino all’ utilizzo di social network. I piani e i programmi vengono costantemente aggiornati e raffinati da studi strutturati. I contenuti possono essere ricevuti in aula o a distanza, utilizzando ambienti di apprendimento virtuali supportati sulla rete. Alla luce di tutto ciò, è singolare che nessun giornalista occidentale abbia mai scritto qualcosa a riguardo dell’ eroico progresso informatico di Cuba, affermatosi proprio durante il suo periodo più nero, il periodo especial. E’ singolare che la stampa occidentale, in tutti questi anni, abbia continuato a blaterale presunti tagli alla rete o scarso acceso ad internet. A Cuba sono stata nel 2011, ricordo che all’ Avana erano già attivi i Club Giovanili (a cui hanno acceso eclusivamente i cubani), i miei amici e conoscenti (non tutti impiegati presso alcun Centro Governativo) avevano già un wi–fi domestico anche se funzionante a singhiozzi o molto lento e qualsiasi hotel offriva (e tutt’ ora offre) internet veloce ed illimitato (previo pagamento). In realtà, nazioni latino-americane più “liberali” e “democratiche” di Cuba sono esposte a problemi ben più gravi, riportano maggiori attacchi informatici e violenti attacchi all’ opinione. Parlo di Messico, Colombia ed Honduras dove un’ opinione espressa male su Facebook o su un blog puó costare non la censura o un semplice “rimprovero” ma la vita! Non è un caso che un vero e proprio record di blogger ammazzati lo detiene Colombia e il Messico e non certo Cuba (a Cuba i giornalisti non scompaiono più da quasi 50 anni).
Fonti:
Per ulteriori informazioni consultare i siti ufficiali dei Club Giovanili: