(Ani Vardanyan) – Durante la sua visita nel villaggio di Tsakuri nella regione Hadrut occupata dalle forze azere durante la guerra del Nagorno Karabakh di pochi mesi fa il Presidente della Repubblica dell’Azerbaijan ha visitato anche la chiesa armena di Astvatsatsin (Madre di Dio).
Come ben si sa uno dei pilastri sul quale si basa la politica azera ormai da decenni è l’eliminazione del patrimonio culturale-artistico armeno e la falsificazione della storia. Distruggere le chiese e i complessi monastici armeni, compiere atti vandalici verso i monumenti armeni negandone la loro vera origine sono esempi di pura espressione dell’odio verso il popolo armeno. Un odio cieco e smisurato che viene alimentato incessantemente.
E anche questa volta il Presidente azero non ha voluto perdere l’occasione facendo una dichiarazione a dir poco sbalordente davanti ai giornalisti. Attribuendo l’origine della chiesa armena all’Albania Caucasica Aliev “ha denunciato” che gli armeni hanno voluto armenizzare la chiesa aggiungendo iscrizioni in lingua armena. “Questo è un nostro antico monumento storico, la chiesa dei nostri fratelli udi(una popolazione antica del Caucaso di religione cristiana). Loro verranno anche qui” ha detto Aliev aggiungendo “Tutte queste iscrizioni sono false, sono state scritte successivamente”.
Inoltre ha promesso di restaurare la chiesa riportandola allo stato originale. Il restauro della chiesa secondo i parametri azeri includerà senz’altro l’eliminazione delle iscrizioni originali come già accaduto diverse volte. Una delle chiese armene che può “vantarsi del restauro azero” è la chiesa di Nij dove sono state eliminate tutte le iscrizioni originali.
In questo caso invece si tratta di una delle chiese più antiche del territorio, uno dei capolavori assoluti dell’architettura medievale armena che probabilmente diventerà l’ennesima vittima della falsificazione della storia.
Il Ministero degli Esteri dell’Armenia ha denunciato “la deplorevole pratica di falsificazione dei fatti storici e di alienazione dei valori religiosi e culturali del popolo armeno” attirando l’attenzione sul fatto che “ l’Azerbaijan sta preparando il terreno per l’ennesimo atto vandalico”.
Quindi sorge una domanda lecita: Come è possibile che il Capo di un Paese che dovrebbe essere il primo responsabile e garante della protezione del patrimonio storico- culturale diventa invece il primo responsabile della distruzione e della falsificazione dello stesso patrimonio semplicemente perché quest’ultimo è di origine armena? Il desiderio del Presidente Aliev di eliminare qualsiasi traccia armena nel territorio non conosce limiti e questa frenetica determinazione con la quale si crea una storia inesistente e fittizia cancellando un’altra rappresenta un rischio enorme per il mondo intero. Bensì non si tratta solamente del patrimonio storico- culturale appartenente ad un popolo concreto ma di monumenti di valore universale ereditati e tramandati per secoli.
Questa politica memoricida dell’Azerbaijan va fermata prima possibile, prima che sia troppo tardi e si raggiunga il punto di non ritorno.