La morte di Nasrallah: la fine del leader di Hezbollah e l’eredità di una vita di resistenza


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Hasan Nasrallah, il leader di Hezbollah, è stato ucciso in un raid aereo israeliano su Beirut, secondo quanto rivendicato dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF). La morte di Nasrallah rappresenta un colpo significativo per Hezbollah e la geopolitica della regione, considerata la sua leadership di lunga data all’interno del movimento sciita. Nasrallah era una figura centrale nella resistenza armata contro Israele, a cui dedicò gran parte della sua esistenza e della sua carriera politica, trasformando Hezbollah in un attore dominante non solo in Libano ma anche a livello regionale.

La biografia e parabola politica di Hasan Nasrallah

Hasan Nasrallah nacque nel 1960 in un campo profughi nei sobborghi di Beirut, proveniente da una famiglia numerosa di origine sciita e di modesta estrazione sociale. Suo padre, emigrato dal sud povero del Libano, lavorava come venditore di frutta nel quartiere di Burj Hammud. Sin da giovane, Nasrallah fu profondamente influenzato dalla complessa situazione socio-politica del Libano e dalla condizione della comunità sciita, la più emarginata del paese. La guerra civile libanese, iniziata nel 1975, lo costrinse a fuggire da Beirut e a rifugiarsi con la sua famiglia nella città portuale di Tiro, nel sud del Libano.

Fu lì che, all’età di 15 anni, Nasrallah aderì al movimento Amal, un’organizzazione nata per difendere i diritti degli sciiti libanesi. Ma il suo percorso verso la leadership era solo agli inizi. Presto decise di seguire la via religiosa e politica dello sciismo, studiando a Najaf, una delle città sante dello sciismo in Iraq, e successivamente a Qom, in Iran. Il suo status di sayyid, ovvero discendente diretto del Profeta Maometto, gli conferiva una particolare autorità all’interno della comunità sciita, e il suo turbante nero divenne un simbolo di questa appartenenza nobile e religiosa.

Nel 1982, mentre si trovava in Iran, Israele lanciò una massiccia invasione del Libano, evento che segnò profondamente il giovane Nasrallah e la sua visione del conflitto arabo-israeliano. Tornato in Libano, assunse un ruolo politico di rilievo nella valle della Bekaa come membro di Amal, ma nel frattempo una frangia del movimento, sostenuta dall’Iran, si distaccò per formare Hezbollah, il “Partito di Dio”, un’organizzazione impegnata in una resistenza armata contro Israele.

Nasrallah ascese rapidamente ai vertici di Hezbollah, diventando il leader dell’organizzazione nel 1992 dopo la morte del suo predecessore, Abbas al Musawi, ucciso in un raid israeliano. Da quel momento in poi, Nasrallah guidò Hezbollah in una serie di successi strategici, tra cui il ritiro delle truppe israeliane dal Libano nel 2000 e la guerra del 2006 contro Israele, in cui il gruppo riuscì a resistere all’offensiva militare israeliana.

Sotto la sua guida, Hezbollah consolidò il suo potere in Libano, trasformandosi da movimento di resistenza a uno degli attori politici e militari più potenti del paese. Oltre alle operazioni militari contro Israele, Hezbollah giocò un ruolo cruciale nel conflitto siriano a partire dal 2012, schierandosi al fianco del presidente Bashar al-Assad e rafforzando ulteriormente l’alleanza con l’Iran e l’asse della resistenza.

L’ultimo discorso pubblico di Nasrallah, datato 19 settembre, lo vide riaffermare il sostegno di Hezbollah a Hamas nella sua lotta contro Israele nella Striscia di Gaza. Questo discorso sembrava prefigurare un nuovo capitolo di conflitti in Medio Oriente, ma la sua morte improvvisa cambia radicalmente gli equilibri.

La parabola di Hasan Nasrallah è stata segnata dalla sua capacità di incarnare e guidare la resistenza sciita contro Israele e di emergere come una delle figure più influenti del mondo arabo-sciita.

Hashem Safieddine possibile erede

L’uccisione di Hassan Nasrallah ha aperto una fase di incertezza all’interno di Hezbollah, con un vuoto di potere che deve essere colmato rapidamente per garantire la continuità del Partito di Dio. Tra i possibili successori, Hashem Safieddine, cugino di Nasrallah, emerge come la figura più accreditata per prendere il controllo dell’organizzazione. Safieddine, considerato da tempo il naturale erede di Nasrallah, ha un profilo consolidato all’interno di Hezbollah e rappresenta una scelta di continuità, mantenendo il legame con le radici familiari e ideologiche del movimento.

Secondo fonti citate da Reuters, Safieddine è riuscito a sfuggire ai recenti raid israeliani che hanno colpito la leadership di Hezbollah, e si starebbe preparando ad assumere il comando. Politicamente vicino all’Iran e ai suoi alleati, Safieddine ha svolto per anni un ruolo cruciale all’interno del Consiglio Esecutivo di Hezbollah, gestendo le attività politiche e operative del movimento. La sua ascesa potrebbe rappresentare un consolidamento della linea dura anti-israeliana e una prosecuzione delle politiche regionali di Hezbollah, mantenendo salda l’alleanza con Teheran e il ruolo di Hezbollah in Siria e Libano. Tuttavia, la sua leadership sarà messa alla prova in un contesto sempre più instabile.

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