Libia, tra stallo e nuove tensioni


0 Condivisioni

La Libia si trova ancora intrappolata in una situazione di profonda instabilità politica e militare, che rischia di sfociare in una nuova crisi. A tredici anni dalla caduta di Muammar Gheddafi, il paese non ha ancora trovato una via per la pace e la stabilità, diviso com’è tra fazioni rivali che si contendono il potere. La recente mossa del generale Khalifa Haftar, comandante dell’Esercito Nazionale Libico (LNA), ha generato nuove preoccupazioni. Le sue forze hanno iniziato operazioni di pattugliamento nell’ovest del paese, in prossimità del confine con l’Algeria, violando l’accordo di cessate il fuoco del 2020.

Questi movimenti non hanno tardato a suscitare allarme in Occidente e nella vicina Algeria, ma Haftar ha assicurato che si tratta di semplici operazioni di sicurezza per proteggere i confini del paese. Tuttavia, queste azioni si inseriscono in un contesto già caratterizzato da profonde tensioni tra le fazioni libiche. Da un lato, la Camera dei Rappresentanti di Tobruk, con sede nell’est del paese, ha recentemente nominato un premier ad interim in contrasto con il Governo di Unità Nazionale (GNU) riconosciuto dall’ONU, guidato da Abdulhamid Dbeibah. Dall’altro, le autorità di Tripoli hanno recentemente destituito il governatore della Banca Centrale Libica, uno degli ultimi attori istituzionali capaci di dialogare con entrambe le fazioni.

La mappa del potere in Libia è estremamente complessa. Il paese è essenzialmente diviso tra due grandi blocchi: da una parte c’è il Governo di Unità Nazionale (GNU), sostenuto da Turchia e Qatar e con sede a Tripoli; dall’altra, la Camera dei Rappresentanti di Tobruk, appoggiata dal generale Haftar e dalle sue forze dell’LNA, con legami stretti con la Russia. Questo dualismo politico e militare è sostenuto da interessi internazionali divergenti, che rendono la situazione ancora più difficile da risolvere. L’inviata ad interim delle Nazioni Unite per la Libia, Stephanie Khoury, ha recentemente denunciato un rapido deterioramento della situazione politico-militare, con azioni unilaterali da parte dei principali attori che aumentano le divisioni istituzionali e politiche.

Un altro elemento di crisi è rappresentato dalla lotta per il controllo della Banca Centrale Libica, un’istituzione chiave per la gestione delle risorse economiche del paese, in particolare i proventi degli idrocarburi. La recente destituzione del governatore Sadiq al-Kabir da parte delle autorità di Tripoli ha ulteriormente complicato la situazione. Al-Kabir era riuscito, seppur con difficoltà, a mantenere aperto un canale di dialogo tra le due fazioni, garantendo la continuità dei pagamenti e la distribuzione delle risorse. Tuttavia, la sua rimozione rischia di far precipitare ulteriormente la crisi economica.

L’instabilità politica è resa ancora più grave dalla militarizzazione del paese. Le forze di Haftar, già attive nel sud-ovest del paese, hanno recentemente intensificato le operazioni al confine con il Ciad e il Niger, aree ricche di risorse naturali, come l’oro, e interessate da intensi traffici illeciti. Il rischio di un conflitto su vasta scala è sempre presente, e molti osservatori internazionali temono che la fragile tregua raggiunta con il cessate il fuoco del 2020 possa presto essere infranta. La presenza di circa 1.800 mercenari russi nella Cirenaica, schierati al fianco delle forze di Haftar, aumenta ulteriormente il rischio di un’escalation.

L’idea di elezioni presidenziali e legislative, proposta dall’ex inviato dell’ONU Abdoulaye Bathily all’inizio del 2023, è naufragata nel mare delle divisioni interne. L’instabilità istituzionale e la militarizzazione del paese continuano a impedire qualsiasi tentativo di riconciliazione. La Libia rimane intrappolata in un ciclo di violenza e corruzione, con le élite politiche e militari che antepongono i propri interessi al bene del paese. Come sottolineato da Khoury, la situazione sembra essere destinata a peggiorare prima di poter migliorare, e la comunità internazionale appare sempre più impotente di fronte a un quadro così complesso.

La Libia resta un paese diviso, ostaggio di fazioni interne e interessi stranieri. La mancanza di un dialogo politico serio e la presenza massiccia di mercenari stranieri fanno temere il rischio di un ritorno a un conflitto aperto. Le speranze di stabilità e riconciliazione sembrano lontane, e il futuro del paese rimane altamente incerto.

0 Condivisioni