Generale iraniano: ecco gli errori di Assad. Russia ambigua dopo il 7 ottobre


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La caduta di Bashar al-Assad in Siria ha rappresentato un momento cruciale per gli equilibri geopolitici del Medio Oriente. Questo evento ha rivelato profonde tensioni e divergenze tra potenze come Iran, Russia e altri attori regionali, sottolineando la complessità delle alleanze e delle strategie che caratterizzano l’area.

Un generale di alto rango iraniano ha contraddetto la linea ufficiale adottata dai leader riguardo alla caduta improvvisa dell’alleato in Siria, dichiarando, in un discorso pronunciato in una moschea di Teheran, che l’Iran aveva subito una grave sconfitta ma avrebbe comunque cercato di mantenere operazioni nel paese.

Parole che da subito sono apparse in netto contrasto con le dichiarazioni del presidente iraniano, del ministro degli Esteri e di altri leader di alto livello che hanno minimizzato la portata della perdita strategica dell’Iran in Siria.

“Non considero la perdita della Siria qualcosa di cui essere orgogliosi,” ha detto il generale Esbati secondo l’audio del suo discorso, pubblicato da Abdi Media, un sito di notizie con sede a Ginevra e focalizzato sull’Iran. “Siamo stati sconfitti, e sconfitti molto gravemente, abbiamo subito un colpo molto duro ed è stato molto difficile.”

Il generale Esbati ha rivelato, quindi, che i rapporti dell’Iran con al-Assad erano tesi da mesi prima della sua cacciata, affermando che il leader siriano aveva negato più volte le richieste di aprire un fronte contro Israele dalla Siria, a seguito dell’attacco guidato da Hamas il 7 ottobre 2023.

Ecco nel dettaglio i contenuti salienti del discorso del generale Esbati.

Le tensioni tra Iran e Siria

Secondo il generale dei pasdaran Behrouz Esbati, i rapporti tra Teheran e Damasco, come detto, si erano deteriorati a causa del rifiuto di Assad di partecipare alla campagna contro Israele dopo l’assalto di Hamas del 7 ottobre. L’Iran, sostenitore di Hamas e della causa palestinese, aveva proposto un piano strategico per impegnare Israele lungo i confini, ma Assad avrebbe ignorato la proposta, suscitando il risentimento della Repubblica Islamica. Inoltre, l’eliminazione di figure chiave dei pasdaran e di Hezbollah da parte di Israele aveva alimentato sospetti di tradimenti interni, con Teheran che iniziava a dubitare della lealtà dei suoi alleati siriani.

La corruzione interna e le pressioni esterne

Esbati ha attribuito la caduta del regime di Assad non solo a fattori esterni, ma anche alla corruzione endemica e all’incapacità del governo siriano di attuare riforme. Teheran avrebbe suggerito misure per prevenire il collasso, ma queste sarebbero state ignorate dal leader siriano. Parallelamente, alcune monarchie sunnite del Golfo, come gli Emirati Arabi Uniti, avevano offerto aiuti economici alla Siria in cambio di un allentamento dei rapporti con l’Iran, manovre che avrebbero avuto il consenso della moglie di Assad, Asma.

Il ruolo ambiguo della Russia

Un altro elemento cruciale riguarda il ruolo della Russia, alleato storico sia di Teheran che di Damasco. Nonostante la presenza di un contingente militare russo equipaggiato con sistemi anti-aerei avanzati, Mosca non avrebbe mai impedito i raid israeliani contro obiettivi iraniani in Siria, frutto di un’intesa pragmatica tra il Cremlino e Tel Aviv. Inoltre, la Russia avrebbe rifiutato di fornire il supporto logistico richiesto dall’Iran per inviare truppe di rinforzo a Damasco, limitandosi a operazioni aeree insufficienti per contrastare l’avanzata dei ribelli. La caduta di Assad rappresenta una sconfitta significativa per Mosca, che vede ridursi la sua influenza nella regione e rischia di perdere basi strategiche nel Mediterraneo.

Prospettive future

Esbati ha delineato uno scenario di resistenza armata contro il nuovo potere a Damasco, suggerendo la possibilità di un’azione sul terreno da parte dell’Iran. Questo piano potrebbe includere il coinvolgimento di milizie sciite irachene e il supporto di agenti e simpatizzanti iraniani all’interno della Siria. Alcune formazioni alawite sarebbero già attive in questo senso, evidenziando la complessità della situazione sul campo. Tuttavia, la caduta di Assad ha indebolito significativamente l'”Asse della Resistenza” guidato dall’Iran, mettendo in discussione la capacità di Teheran di proiettare la sua influenza nella regione.

La caduta di Assad, in definitiva, rappresenta un punto di svolta per il Medio Oriente, con implicazioni che vanno oltre i confini siriani. Le tensioni tra Iran e Siria, il ruolo non chiaro della Russia e le manovre delle potenze regionali delineano un quadro estremamente fluido e incerto. Mentre Teheran cerca di mantenere la sua influenza nella regione, i rapporti con Mosca e Damasco continuano a evolvere, riflettendo interessi contrastanti e ambizioni geopolitiche. La comunità internazionale osserva con attenzione, consapevole che gli sviluppi in Siria avranno ripercussioni significative sull’intera regione.

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