Il delicato processo negoziale tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza ha subito un brusco rallentamento, con entrambe le parti che si accusano reciprocamente di ostacolare l’accordo. La riunione del governo israeliano, convocata per ratificare l’intesa, è stata rinviata a causa di presunte modifiche dell’ultimo minuto avanzate da Hamas. L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che il movimento islamista avrebbe cercato di rinegoziare alcune clausole fondamentali, sollevando una “crisi dell’ultimo minuto”.
Secondo le autorità israeliane, Hamas avrebbe tentato di influire sull’identità dei prigionieri palestinesi da includere nello scambio, in contrasto con una clausola che attribuisce a Israele il diritto di veto su figure considerate “simboli del terrore”. “Israele non accetterà alcun ricatto e rimarrà saldo nel far rispettare i termini già concordati”, ha ribadito Netanyahu, sottolineando che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) manterranno il controllo sul corridoio Filadelfia durante la prima fase dell’accordo, per un periodo di 42 giorni.
Hamas, tuttavia, ha respinto con forza le accuse di marcia indietro, definendole infondate. Izzat al-Risheq, membro dell’ufficio politico del movimento, ha dichiarato al “Times of Israel” che Hamas resta impegnata a rispettare l’accordo mediato nelle scorse ore. Secondo il funzionario, le dichiarazioni dell’ufficio di Netanyahu mirano a spostare l’attenzione dalla responsabilità di Israele nel ritardo della tregua.
Sul terreno, la situazione rimane critica. Nonostante l’annuncio del cessate il fuoco, i bombardamenti israeliani su Gaza si sono intensificati, causando almeno 73 vittime, secondo quanto riportato dalla Protezione Civile di Gaza. La comunità internazionale osserva con preoccupazione l’escalation di violenze, mentre i mediatori internazionali lavorano per ricucire le divergenze. L’accordo, che dovrebbe prevedere il rilascio di ostaggi israeliani in cambio di detenuti palestinesi, è atteso per entrare in vigore domenica, ma le attuali tensioni potrebbero comprometterne l’effettiva attuazione.
La questione del rilascio degli ostaggi è al centro del dibattito. Le famiglie dei prigionieri israeliani, riunite nel Forum Haim, hanno rivolto un duro monito al governo Netanyahu, sostenendo che eventuali ritardi o fallimenti nell’accordo ricadrebbero esclusivamente sulle spalle del primo ministro. “L’accordo deve essere avviato immediatamente, senza ulteriori ostacoli”, hanno dichiarato in una nota, evidenziando il dramma umano dietro le negoziazioni.
Le prossime ore saranno decisive per determinare il futuro della tregua. Mentre il governo israeliano chiede garanzie definitive dai mediatori, Hamas ribadisce il proprio impegno a rispettare quanto concordato. Sullo sfondo, la popolazione di Gaza continua a vivere in condizioni estremamente difficili, con infrastrutture al collasso e un crescente numero di vittime civili.
Le implicazioni politiche e umanitarie di questa crisi mettono in evidenza la necessità di una soluzione duratura e sostenibile. La comunità internazionale è chiamata a intensificare gli sforzi per garantire che il cessate il fuoco non resti solo un episodio temporaneo, ma rappresenti il primo passo verso una pace stabile e condivisa.