(Raimondo Schiavone) – Negli ultimi giorni, la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha risposto con fermezza e ironia alle recenti dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In particolare, Trump ha proposto di rinominare il Golfo del Messico come “Golfo d’America”, suscitando reazioni sia in Messico che a livello internazionale.
Durante una conferenza stampa, Sheinbaum ha commentato con sarcasmo la proposta di Trump, suggerendo che, seguendo la stessa logica, si potrebbe chiamare il Nord America “América Mexicana”. Ha sottolineato che il Golfo del Messico è riconosciuto con questo nome a livello internazionale sin dal 1607 e che tale denominazione non è soggetta a cambiamenti unilaterali.
Oltre alla questione del nome del golfo, Sheinbaum ha affrontato altre misure annunciate da Trump, tra cui il dispiegamento dell’esercito statunitense al confine sud e l’inasprimento delle politiche migratorie. Ha ribadito l’importanza di mantenere “la testa fredda” nelle relazioni bilaterali e ha assicurato che il Messico difenderà sempre la propria sovranità e indipendenza. Ha inoltre evidenziato che molte delle misure proposte da Trump non sono nuove, poiché erano già state attuate durante il suo primo mandato.
Al di là delle polemiche politiche, i due paesi condividono un legame profondo, storico ed economico, che rende impossibile considerare le loro relazioni in termini di semplice antagonismo. Un elemento chiave è la migrazione:
Circa 11 milioni di messicani vivono negli Stati Uniti, rappresentando quasi un quarto della popolazione straniera nel paese. Nel 2014, 5,8 milioni erano immigrati irregolari, costituendo il 52% del totale degli immigrati senza documenti.
700.000-750.000 statunitensi vivono in Messico, tra pensionati, lavoratori, investitori e imprenditori, rendendolo uno dei principali paesi di residenza per cittadini americani fuori dagli USA.
Questi numeri dimostrano che Messico e Stati Uniti non sono entità separate, ma due paesi strettamente intrecciati dalla storia, dall’economia e dalle migrazioni. Gli Stati Uniti non sarebbero quello che sono oggi senza il contributo della forza lavoro messicana, e il Messico, a sua volta, ha una forte dipendenza economica dagli investimenti e dai residenti americani.
In risposta alle dichiarazioni di Trump secondo cui il Messico sarebbe un luogo pericoloso dominato dai cartelli della droga, Sheinbaum ha sottolineato che nel Paese non sono più in carica figure come l’ex presidente Felipe Calderón e l’ex ministro della Sicurezza Genaro García Luna, recentemente condannato negli Stati Uniti per traffico di droga. Ha affermato che in Messico “il popolo è al comando” e che il governo attuale sta affrontando con determinazione le sfide legate alla sicurezza.
La presidente messicana ha anche respinto l’idea che il Messico possa diventare un “terzo paese sicuro” per i migranti, sottolineando che il suo governo agirà sempre in modo umanitario e in conformità con la propria politica estera e migratoria. Ha aggiunto che le decisioni riguardanti la gestione dei migranti saranno prese in base agli interessi e ai principi del Messico, e non per imposizione di altri paesi.
Nonostante le tensioni politiche e le dichiarazioni polemiche, la realtà mostra che Messico e Stati Uniti sono destinati a collaborare. La migrazione, il commercio e le interconnessioni culturali ed economiche rendono impossibile una separazione netta tra i due paesi.
Sheinbaum ha riaffermato l’impegno del Messico nel mantenere relazioni diplomatiche basate sul rispetto reciproco, difendendo al contempo la dignità e la sovranità del popolo messicano di fronte alle recenti dichiarazioni e azioni dell’amministrazione statunitense. Ma al di là delle polemiche, la storia dimostra che nessuna amministrazione americana può ignorare l’importanza del Messico per gli Stati Uniti, così come il Messico sa di non poter prescindere dai rapporti con il vicino del nord.