La presidente dell’Honduras, Xiomara Castro, ha preso un’altra decisione storica: dopo aver annullato il trattato di estradizione con gli Stati Uniti, ora il suo governo ha avviato le procedure per rimuovere la base militare americana di Soto Cano, un simbolo della presenza militare statunitense in Centro America. Questa mossa segna un nuovo punto di rottura nelle relazioni tra Washington e Tegucigalpa e si inserisce in un contesto più ampio di cambiamento geopolitico in America Latina, dove nuovi governi socialisti e progressisti stanno sfidando apertamente l’egemonia statunitense.
Fine dell’estradizione: un colpo ai rapporti con Washington
A fine 2024, il governo honduregno ha annunciato la revoca del trattato di estradizione con gli Stati Uniti, attivo da oltre un secolo. La decisione è arrivata dopo le pressioni dell’ambasciata americana, che criticava le relazioni dell’Honduras con il Venezuela e altre nazioni considerate “problematiche” da Washington.
L’abolizione del trattato è stata accolta con favore da parte dell’opinione pubblica honduregna, che da tempo vede le politiche statunitensi come un’ingerenza nella sovranità nazionale. Questo ha rappresentato un primo segnale della volontà di Castro di sottrarre il Paese alla sfera d’influenza americana.
Base militare americana: il prossimo passo per l’indipendenza?
Il governo honduregno ha ora annunciato di voler rivalutare la presenza militare americana nel Paese, in particolare la storica base aerea di Soto Cano (Palmerola), sede della Joint Task Force Bravo del Comando Meridionale degli Stati Uniti.
Questa struttura, utilizzata ufficialmente per operazioni umanitarie e missioni antidroga, è da sempre considerata un avamposto strategico di Washington in Centro America. Tuttavia, il governo Castro ritiene che la sua presenza sia un residuo di un passato di dominio statunitense, e la crescente ostilità di Washington nei confronti dell’Honduras ha rafforzato l’idea che il paese debba riconsiderare i suoi accordi militari.
La rivolta dell’America Latina contro l’egemonia USA
Le mosse di Castro non sono un caso isolato. In tutta l’America Latina, una nuova ondata di governi progressisti e socialisti sta mettendo in seria difficoltà gli Stati Uniti. In Brasile, Lula da Silva ha rafforzato i rapporti con Cina e Russia, sfidando apertamente la Casa Bianca. In Argentina, il peronismo sta riorganizzando l’opposizione al liberismo di Milei, che invece punta a una piena alleanza con gli USA. In Messico, il presidente López Obrador ha criticato più volte le politiche statunitensi sull’immigrazione e sul narcotraffico, sostenendo che Washington impone soluzioni senza rispettare la sovranità latinoamericana.
L’Honduras si inserisce perfettamente in questo quadro: un paese tradizionalmente sotto il controllo americano che ora cerca autonomia politica ed economica, guardando anche a nuove alleanze con potenze emergenti come Cina, Russia e Venezuela.
Washington in difficoltà: rischio di un nuovo fronte di crisi
Gli Stati Uniti si trovano ora davanti a una crisi multipla: mentre sono impegnati nel sostegno a Ucraina e Israele e nel contenimento della Cina nel Pacifico, l’America Latina sta sfuggendo al controllo della Casa Bianca.
La possibilità che Castro effettivamente chiuda la base di Soto Cano sarebbe un colpo durissimo per Washington, costringendo l’amministrazione americana a distogliere l’attenzione da Medio Oriente ed Europa per riorganizzare la propria strategia in Centro e Sud America.
Le prossime mosse della presidente honduregna saranno decisive: se l’espulsione della presenza militare USA dovesse concretizzarsi, l’Honduras potrebbe diventare il simbolo della nuova indipendenza latinoamericana, segnando l’inizio di un’epoca in cui gli Stati Uniti non possono più dare per scontata la loro supremazia nella regione.
(Raimondo Schiavone)