
(Redazione) – La fragile tregua tra Israele e Hamas è crollata nella notte con una nuova offensiva dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane) sulla Striscia di Gaza. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, i bombardamenti hanno già causato almeno 413 morti e centinaia di feriti, mentre le strutture ospedaliere sono al collasso. L’attacco ha colpito obiettivi strategici di Hamas, tra cui alti funzionari del governo dell’enclave palestinese, e ha portato alla chiusura del valico di Rafah, bloccando il trasferimento dei malati in Egitto.
Israele: “Colpiremo sempre più duro”
Il governo israeliano ha giustificato la ripresa delle operazioni con il rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi e di accettare una proroga del cessate il fuoco. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha dichiarato che Israele «agirà con crescente intensità militare» contro Hamas. Il premier Benjamin Netanyahu ha sottolineato che l’obiettivo è la distruzione del gruppo islamista e il rilascio di tutti gli ostaggi ancora prigionieri.
Iran e Hamas: “Genocidio in corso”
L’Iran ha condannato con forza la nuova offensiva israeliana, definendola una «prosecuzione del genocidio» contro il popolo palestinese. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghai, ha dichiarato che la responsabilità ricade direttamente sugli Stati Uniti, accusati di sostenere l’operazione. Anche Hamas ha puntato il dito contro Washington, definendola «complice» dell’attacco.
La diplomazia al lavoro, ma Israele rifiuta il cessate il fuoco
Parallelamente all’offensiva, l’Egitto ha convocato d’urgenza una delegazione di Hamas al Cairo per tentare una mediazione. I negoziatori internazionali stanno cercando di ottenere il rilascio degli ostaggi israeliani in cambio di una nuova tregua, ma il governo israeliano ha respinto per ora l’ipotesi di un cessate il fuoco immediato.
Jenin: un altro fronte di guerra
Mentre l’attenzione internazionale si concentra su Gaza, la Cisgiordania resta un altro punto caldo del conflitto. Nel campo profughi di Jenin, uno dei centri di resistenza palestinese più forti, l’esercito israeliano ha lanciato una vasta operazione militare. Tra le macerie, gli abitanti raccontano di raid continui e condizioni di vita sempre più difficili.
La crisi umanitaria si aggrava
La Croce Rossa e il ministero della Sanità di Gaza denunciano che gli ospedali sono al collasso, privi di forniture mediche e sangue per curare i feriti. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunirà oggi alle 15:00 ora italiana per discutere della crisi, mentre il segretario generale Antonio Guterres si è detto «scioccato» dagli attacchi e ha esortato alla ripresa immediata degli aiuti umanitari.
Famiglie degli ostaggi contro Netanyahu
In Israele cresce la tensione interna: le famiglie degli ostaggi hanno organizzato una manifestazione a Gerusalemme, accusando il governo di aver sacrificato i loro cari per motivi politici. Secondo alcune stime, sarebbero 59 gli ostaggi ancora prigionieri, ma solo 24 sarebbero vivi.
Trump avrebbe dato il via libera agli attacchi
Secondo il Wall Street Journal, il governo israeliano avrebbe ricevuto un’approvazione informale dagli Stati Uniti prima di lanciare l’offensiva. La Casa Bianca ha ribadito che Hamas «ha scelto la guerra invece della pace», ma fonti vicine a Washington parlano di crescenti preoccupazioni per l’impatto umanitario della nuova escalation.
Rischio allargamento del conflitto
L’instabilità regionale aumenta: mentre Israele ha colpito anche obiettivi in Siria, gli Houthi nello Yemen hanno rivendicato un nuovo attacco contro una portaerei americana nel Mar Rosso, segnalando un ulteriore inasprimento delle tensioni tra Iran, Stati Uniti e Israele.
La situazione resta estremamente fluida, con il rischio concreto di un’escalation su più fronti.