Brasile, con Lula il lavoro torna a crescere


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Il Brasile torna a respirare grazie alla crescita dell’occupazione e al calo della precarietà

(Federica Cannas) –  C’è un sorriso, quello inconfondibile di Luiz Inácio Lula da Silva, che torna a farsi largo tra le pieghe di un continente stanco, affaticato, ma ancora capace di rialzarsi. È il segno di un Brasile che torna a credere che lavorare non significhi più essere sacrificabili.

Con Lula, il lavoro torna a crescere. E non è uno slogan.

I numeri parlano chiaro. Secondo i dati diffusi dall’IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica), la disoccupazione è scesa al 6,6%, con oltre 103 milioni di persone occupate. Cresce l’impiego formale e per la prima volta da anni l’informalità arretra, al 37,9%. Ma c’è di più. Il reddito medio ha raggiunto il massimo storico, con 3.426 reais (circa 606 dollari). Cifre che non sono astratte, ma traducono la vita concreta di milioni di persone.

“Il mercato sta assorbendo forza lavoro e migliora la qualità dell’impiego”, hanno dichiarato dall’IBGE. Ma dietro questa affermazione tecnica, c’è una scelta politica chiara. Quella di un governo che ha rimesso il lavoro al centro della sua visione.

Perché il lavoro, per Lula, non è solo un fattore economico, è una questione di dignità. È l’ossatura di un Brasile inclusivo, solidale, capace di superare un modello economico che per anni ha ignorato i diritti dei lavoratori.
E forse è anche una lezione per noi europei, che spesso parliamo di occupazione ma dimentichiamo il volto di chi lavora.

Nel suo discorso d’insediamento, il 1 gennaio 2023, Lula lo ha detto con la sua solita forza semplice: “Il lavoratore non è un numero. Il lavoro non è merce. Ogni persona ha diritto a una vita degna.”

Non è retorica. È la voce di un ex operaio che sa cosa significa piegare la schiena, ma sa anche cosa significa rialzarla. È la voce di un Brasile che ha creduto, che è caduto e ora, passo dopo passo, torna a camminare.
Il programma di Lula per l’occupazione si muove su più fronti: investimenti pubblici, green economy, riforme fiscali e rilancio della contrattazione collettiva. Un piano di sviluppo integrale che collega lavoro, ambiente, educazione e diritti. Non c’è separazione tra economia e società, tra numeri e vite. C’è solo la politica, nella sua forma più alta.

E intanto il Sudamerica osserva, prende nota, si interroga. E forse anche l’Europa dovrebbe farlo.
Perché in un tempo in cui il lavoro viene frammentato, precarizzato, esiste ancora un modo per rimetterlo al centro. Lula lo sta dimostrando. E con lui, milioni di brasiliani stanno tornando a credere che il lavoro non debba essere paura, ma speranza.


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