
Un libro per capire perché l’ONU oggi appare “immobile”
Matteo Meloni firma un volume che mette l’Organizzazione delle Nazioni Unite davanti allo specchio dei suoi 80 anni. Il risultato è un’analisi lucida e senza sconti su poteri, limiti e contraddizioni di un sistema nato per garantire la pace collettiva e che oggi, agli occhi dell’opinione pubblica, sembra spesso paralizzato. Già nell’ampia introduzione, l’autore individua la domanda che sta al centro del libro: «Perché, dunque, a seconda del periodo storico l’impressione di un’ONU capace di affrontare le sfide del pianeta è tangibile, mentre in altri momenti — come quello drammatico attuale — si ha la netta sensazione che l’organizzazione con sede a New York sia del tutto incapace di supportare i popoli del mondo?».
Meloni si muove tra storia, diritto e politica internazionale con una prosa piana e rigorosa, ricostruendo le origini dell’ONU e la sua evoluzione in rapporto ai grandi shock globali — dalla decolonizzazione alla fine della Guerra fredda, fino a Covid-19, Ucraina e Gaza. Il filo conduttore è la crisi del multilateralismo, “motore” che ne ha consentito il funzionamento e che, quando si inceppa, trascina l’intera macchina in un immobilismo percepito e spesso reale.
Una tesi chiave del volume è che l’ONU rifletta, non sostituisca, lo stato dei rapporti di potere tra gli Stati. Lo dice con chiarezza l’autore: «Le Nazioni Unite sono lo specchio della salute dei governi del mondo e della loro capacità di relazionarsi. Tristemente, oggi assistiamo a un decadimento del valore della vita umana, del diritto internazionale e del confronto nei giusti consessi».
Da qui discende l’altra constatazione, altrettanto centrale: «È sentimento comune, e forse umano, pensare che un’organizzazione come le Nazioni Unite possa in qualche modo agire per sistemare le situazioni di criticità. Tuttavia, questo — come provato in 80 anni di vita dell’organizzazione — non sempre è vero, motivo per il quale l’ONU subisce aspre critiche, spesso motivate, e richieste di intervento alle quali non sa, o non può, dare risposta».
Il libro dedica ampio spazio al Consiglio di Sicurezza, vero baricentro del potere onusiano. Meloni ricorda come «le fragilità dell’ONU sono evidenti, tanto che è sufficiente uno stallo in Consiglio di Sicurezza o il depotenziamento finanziario da parte di una nazione come gli Stati Uniti a rallentarne inesorabilmente le attività». L’analisi entra nel merito del meccanismo del veto — mai nominato espressamente nella Carta, ma discendente dall’interpretazione dell’art. 27 — e mostra, con una casistica puntuale, come gli incroci tra interessi strategici e diritto di veto abbiano spesso sterilizzato l’azione del Consiglio su dossier cruciali (Siria, Ucraina, Gaza), spingendo le maggioranze a rifugiarsi nell’Assemblea Generale, dove però le risoluzioni non sono vincolanti.

Uno dei meriti del volume è tenere insieme livelli diversi: norme, prassi e politica di potenza. Ne emerge un quadro credibile dei “doppi standard”, che alimentano la sfiducia verso l’ordine multilaterale. L’autore collega tali prassi al progressivo svuotamento delle regole condivise, al prevalere di letture estensive della legittima difesa e alla normalizzazione di interventi unilaterali, elementi che negli ultimi anni hanno eroso la centralità degli organi ONU e la legittimità delle istituzioni giudiziarie internazionali.
Meloni non risparmia un’autocritica “di sistema”: «Le Nazioni Unite — e il sistema economico internazionale parallelo — sono nate, di fatto, ad uso e consumo del mondo occidentale. Oggi paghiamo il caro prezzo del non aver saputo dar seguito alle promesse dell’economia di mercato, della mancata democratizzazione dal basso, della giustizia per i popoli a prescindere dalla loro origine geografica». La lettura storico-strutturale lega il presente alle fragilità originarie: dalla composizione del Consiglio di Sicurezza al ritardo nel riconoscere piena soggettività internazionale ai Paesi emersi dal processo di decolonizzazione.
Nel raccontare la crisi del multilateralismo, l’autore individua cesure politiche e simboliche: «Con l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016 […] abbiamo assistito all’uscita degli USA dall’OMS, al ritiro dagli accordi sul clima di Parigi e alla denuncia statunitense dell’accordo sul nucleare iraniano». Il punto non è soltanto la “rinuncia” americana a guidare l’ordine liberale, ma la difficoltà di immaginare un sostituto credibile in un contesto sempre più multipolare e polarizzato in blocchi contrapposti.
Sul terreno delle soluzioni, il libro rifiuta scorciatoie. La riforma del Consiglio di Sicurezza (estensione, riequilibrio, limitazione del veto), la semplificazione procedurale e il rafforzamento finanziario del sistema Nazioni Unite sono indicate come condizioni necessarie ma non sufficienti: senza volontà politica degli Stati, nessuna architettura regge. La diagnosi, asciutta: «Sarebbe stato opportuno ragionare su un potenziamento dell’organizzazione ben prima dell’arrivare allo stato attuale: dalla riforma del Consiglio di Sicurezza […] passando per la mancanza di finanziamenti adeguati».
Geopolitica delle Nazioni Unite non è un saggio contro l’ONU. È, al contrario, un invito a misurare l’organizzazione per ciò che è: un foro politico dove la diplomazia opera entro margini stretti, ma ancora indispensabile per “tenere in vita” un linguaggio comune. Non a caso, la chiosa è di responsabilità: «le Nazioni Unite sono […] fondamentali per supportare i popoli della terra nell’affrontare le gravi sfide che ci attendono: sanitarie, climatiche, di potenziali tensioni belliche».
Perché leggerlo
- Per capire perché l’ONU appare “immobile” e quando invece funziona, con esempi storici e contemporanei solidi.
- Per una riflessione franca su doppio standard, veti e crisi del diritto internazionale senza scivolare nel semplicismo.
- Per una proposta realista: riforme possibili ma non miracolistiche, e un monito finale contro la tentazione di buttare via l’unico foro mondiale ancora realmente universale.
L’Autore
Matteo Meloni, giornalista specializzato in geopolitica, si occupa in particolare di organizzazioni internazionali, Asia Occidentale e Centrale, Nord Africa, Stati Uniti e rapporti tra i paesi NATO. Membro del Centro Studi Criminalità e Giustizia, è Editor-in-Chief di SpecialEurasia e Direttore Responsabile della rivista TocToc Sardegna.
Già Addetto Stampa presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a Roma, ha lavorato come Digital Communication Adviser alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite a New York. Dal 2018 al 2023 è stato responsabile della rubrica “Notizia del giorno” per Eastwest – rivista di geopolitica. Ha collaborato dal 2015 al 2017 per la rivista online Onuitali.